Page 368 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           avrebbero dovuto prendere parte anche le due squadriglie di Hon, trasferite a questo scopo
           a Umm el-Araneb, ma i 4 Ca.73 e i 6 Ro.1 decollati in mattinata da quella base avanzata
           avevano perso la rotta a causa di una tempesta di sabbia, e dopo un fortunoso atterraggio
           in pieno deserto e una notte trascorsa all’addiaccio sarebbero rientrati il mattino successivo
           con un nulla di fatto ma anche senza danni.
              Il 14 gennaio, mentre alcuni gruppi di famiglie della potente tribù dei Mogarba veniva-
           no a far atto di sottomissione confermando il rapido sfaldarsi del fronte della rivolta, Ferrari
           Orsi venne a sapere che un nucleo di fuggiaschi Aulad Suleiman si era diretto verso Garet
           Mohamed, mentre altri nuclei si erano raggruppati fra Gararet Manassir e Uau en-Namus
           con l’evidente intento di dirigersi poi verso la lontana di oasi di Cufra. Di conseguenza,
           su ordine di Graziani, il I raggruppamento sahariano si muoveva la sera del 15 lasciando
           il gruppo zaptié, l’artiglieria e la carovana logistica a Uau el-Chebir, e il mattino dopo cir-
           condava l’accampamento Mogarba a Garet Mohamed, ottenendo la consegna delle armi, e
           nel pomeriggio arrivava a Garet Manassir, dove nella mattinata i Romeo avevano rivelato la
           presenza di tende degli Aulad Suleiman, distruggendo l’accampamento e catturando genti e
           bestiame. Il mattino del 17 i sahariani inseguivano gli ultimi fuggiaschi verso Garet Mena,
           trascurando i piccoli nuclei segnalati dall’aviazione a Uau en-Namus perché erano già in
           rapido movimento verso est.
              Le perdite subite dalla colonna Ferrari Orsi nell’intero ciclo operativo furono di appena
           15 feriti, mentre i ribelli lasciarono sul terreno 110 morti, 55 dei quali nel solo combatti-
           mento di Uau el-Chebir, persero 148 fucili, 20.000 cartucce, 302 cammelli, circa una ton-
           nellata di grano e datteri e 1.400 tende. Con gli Aulad Suleiman definitivamente battuti, e
           con la completa sottomissione dei Mogarba, la campagna del Fezzan orientale poteva dirsi
           conclusa. Rimaneva da mettere sotto controllo il settore occidentale, ed era necessario far
           presto per evitare che l’arrivo della stagione estiva rendesse insostenibile il problema logisti-
           co, anche per l’inevitabile usura degli automezzi. Da Umm el-Araneb, dove si trovava con
           il rimanente della colonna principale, Graziani ordinò quindi di riorientare l’intero dispo-
           sitivo stabilendo una nuova base logistica provvisoria a Ubari, a 600 chilometri da Hon e
           allo sbocco ovest dello Uadi el-Agial, lungo la direttrice carovaniera che da Sebha arrivava a
           Ghat sul confine algerino. Il mattino del 20 gennaio 1930 il II raggruppamento sahariano
           del duca delle Puglie, rinforzato da una sezione di artiglieria, lasciava Umm el-Araneb e il
           21 occupava Murzuch, capoluogo dell’Hofra e già capitale del Fezzan, dove il 23 giungeva
           pure il Comando Truppe Mobili con Graziani e il 24 arrivava in volo anche Badoglio, per
           presenziare alla cerimonia dell’alzabandiera sul castello.
              Lo stesso giorno Graziani ordinava che l’indomani la colonna di Amedeo di Savoia
           iniziasse la marcia su Ubari, e nello stesso tempo faceva partire da Sebha a quella volta una
           carovana con 400 quintali d’orzo, mettendo poi in preallarme il I Gruppo sahariano che
           nel frattempo si era raccolto a Edri. Il II raggruppamento Sahariano raggiunse Ubari nelle
           prime ore del 28, ottenendo lungo il percorso la pacifica sottomissione delle popolazioni,
           e tre giorni dopo vi fu raggiunto dalla colonna con i rifornimenti. Il 10 febbraio arrivava
           a Ubari anche il I Gruppo sahariano, che il giorno prima aveva avuto un piccolo scontro
           con un nucleo ribelle a una quarantina di chilometri dalla località. Ricostituita l’autonomia


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