Page 372 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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372 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
tutto su una rete di campi di manovra organizzati tutt’intorno al Gebel, da el Agheila, nella
Sirte, a Bir Hacheim, a sud di Tobruk. A Bengasi si trovavano all’epoca le squadriglie 16ª e
23ª, montate su Ro.1 con qualche Ca.73, mentre ad Agedabia e a Tobruk erano dislocate
rispettivamente la 26ª e la 37ª nelle quali lo SVA stava lasciando il posto al Ro.1. In totale
l’aviazione della Cirenaica poteva schierare una trentina di velivoli, con una presenza del
biposto Romeo che era al momento pari a una quindicina di macchine. I tre campi princi-
pali erano ben posizionati per coprire l’intera regione e i suoi approcci meridionali, mentre
i campi di manovra permettevano non solo di garantire la necessaria aderenza all’azione
delle forze di terra, ma anche di proiettare l’intervento dei velivoli nelle profondità del
deserto. Prima ancora dell’inizio delle ostilità infatti, per due volte, il 15 settembre e il 3
ottobre, pattuglie di Ro.1 erano state inviate in ricognizione sulla lontana oasi di Cufra, il
cuore stesso della Senussia, a oltre 500 chilometri di distanza. Se queste missioni avevano
anche un significato di “show of force”, in un momento in cui la fragile tregua in essere
già vacillava, il raid del solitario Ro.1 che tra il 26 ottobre e il 3 novembre passando da un
campo di manovra all’altro percorse la rotta Bengasi-Apollonia-Derna-Tobruk-Bardia-Gia-
rabub-Gialo-Mrada-el Agheila-Bengasi, era invece finalizzato a esplorare il futuro campo di
battaglia e a fotografarne il terreno, per integrare con informazioni dell’ultima ora la scarna
cartografia disponibile. Non è un caso che ai comandi del biplano Romeo vi fosse il tenente
colonnello Roberto Lordi, comandante dell’aviazione della Cirenaica, che aveva già guidato
di persona la prima delle due ricognizioni su Cufra.
La prima missione della campagna fu eseguita il 9 novembre, e da quel momento i Ro.1
volarono diverse sortite al giorno, cercando i gruppi montati degli insorti, i cosiddetti duar,
esplorando il terreno davanti e sui fianchi dei battaglioni in movimento nel Gebel e mante-
nendo i collegamenti tra le diverse colonne e tra queste e i comandi. I velivoli intervennero
anche a diretto supporto delle truppe con l’armamento di bordo, e la robustezza del Ro.1
fu sfruttata per missioni di “medevac” e di collegamento, trasportando alcuni ufficiali dal
quartier generale al teatro dell’azione e da una colonna all’altra. Il gruppo montato, detto
anche dor, di Omar al-Mukhtar venne scoperto il 10 novembre e l’indomani fu oggetto di
un primo attacco ad opera di 5 Ro.1 e 1 Ca.73 guidati dallo stesso Lordi. Con più passaggi
a bassa quota l’azione di bombardamento e mitragliamento disperse gli insorti causando
gravi perdite, ma uno dei biposto Romeo fu colpito in punti vitali dalla fucileria e costretto
ad atterrare. Dopo una difesa tanto inutile quanto accanita i due aviatori vennero catturati
per essere uccisi di lì a qualche giorno, dopo una breve e tormentata prigionia .
916
I velivoli svolgevano la loro funzione esplorante coprendo i settori assegnati in turni di
sei ore, dall’alba al tramonto, impiegando la macchina fotografica per localizzare anche il
più piccolo gruppo di potenziali ribelli sul difficile terreno del Gebel. La ricognizione aerea
era del resto la sola fonte d’informazioni davvero affidabile ed era disponibile in tempo rea-
le per i reparti che, impegnati nel tentativo di agganciare un avversario mobile e sfuggente,
potevano sfruttare per serrare le distanze ed evitare sorprese. Le colonne si muovevano solo
916 Si trattava del maresciallo pilota Ottone Huber e del tenente osservatore Giuseppe Beati. Entrambi
furono decorati alla memoria con la medaglia d’oro al valor militare.
Capitolo quarto

