Page 374 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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374 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
nel Uadi Mahaggia. Il giorno dopo 9 Ro.1 lo attaccarono e lo dispersero, ma neanche in
questa occasione le forze di terra riuscirono ad agganciare i ribelli. La caccia continuò senza
tregua e il 26 gennaio i velivoli li localizzarono mentre si stavano raggruppando a sud dello
uadi. Due giorni più tardi 6 Ro.1 li martellarono per l’intera mattinata, permettendo alle
truppe di arrivare sulla scena in tempo utile, ma anche se duramente colpito il gruppo di
Omar al-Mukhtar riuscì ancora a far perdere le sue tracce. Il 1° febbraio si trovava però
riunito a sud di Remteiat e, rappresentando ancora un obiettivo significativo, nel primo
pomeriggio venne bombardato da 7 Ro.1.
Dopo quest’azione gli insorti moltiplicarono le precauzioni e il ritmo delle operazio-
ni rallentò, per intensificarsi nuovamente con l’arrivo di Graziani, nominato in marzo
vicegovernatore della Cirenaica. Il mattino del 13 maggio un accampamento di una
cinquantina di tende con molto bestiame venne “fissato” da 12 Ro.1 vicino allo Uadi
Remteiat e quindi attaccato dalle truppe nel frattempo sopraggiunte. Lo stesso schema
fu riproposto il 16 maggio contro il medesimo dor, con tre pattuglie di 4 Ro.1 che si
susseguirono sulla scena a intervalli di mezz’ora bombardando e mitragliando i suoi resti
fino all’arrivo di una colonna guidata sul posto da un altro ricognitore. Il ritmo delle
operazioni aumentò ancora in giugno, quando il dor di Omar al-Mukhtar fu individuato
nella zona boscosa a nord-ovest di Slonta. Fu così concepito un complesso piano d’azione
con l’intervento di battaglioni eritrei e libici, squadroni di cavalleria indigena e reparti
motorizzati ripartiti in dodici colonne che, in costante contatto l’una con l’altra, dove-
vano convergere su quella posizione muovendo dall’area di Mechili a sud e dalla regione
di Cirene a nord. Il 15 giugno la componente aerea del dispositivo venne concentrata sul
campo di manovra di Slonta, che si trovò così ad accogliere 20 velivoli con 28 ufficiali e
35 tra sottufficiali e specialisti. All’alba del giorno dopo 6 Ro.1 si alzarono in volo all’alba
per esplorare il terreno davanti ai reparti e guidarne l’avanzata, con una ripartizione in
settori che prevedeva un velivolo ogni due colonne. Ben presto un Ro.1 segnalò circa
200 cavalieri che galoppavano verso sud nel tentativo di sfuggire all’accerchiamento e
subito altri 6 biposto decollarono da Slonta, ciascuno armato con 500 chilogrammi di
bombe, per disperderli con ripetuti passaggi a bassa quota nei quali fecero uso anche delle
mitragliatrici. Gli stessi Ro.1 sorpresero poi allo scoperto una carovana di cammelli che
attaccarono e distrussero dopo essersi riforniti e riarmati. Sempre quel mattino un Ro.1
scoprì un’ottantina di cammelli scortati da molti uomini armati vicino allo Uadi Remte-
iat e avvertì subito le due colonne più vicine, mentre altri due biposto bombardavano e
mitragliavano la carovana per bloccarla sul posto e facilitare il compito delle truppe. Non
era ancora mezzogiorno, ma l’operazione si era ormai trasformata in un’azione di rastrel-
lamento di quei piccoli gruppi che non erano riusciti a sfuggire all’accerchiamento. Nei
giorni seguenti fu chiaro che ben poco c’era ancora nelle maglie della rete e il 20 giugno
le operazioni vennero sospese.
Anche se erano scampati all’annientamento gli insorti del Gebel non erano più in grado
di condurre azioni su vasta scala, in quanto non appena tentavano di riunirsi venivano
subito scoperti dalla ricognizione aerea e braccati da terra e dal cielo, ma sfruttando le
ore notturne, muovendosi in piccoli gruppi e mescolandosi con la popolazione riuscivano
Capitolo quarto

