Page 379 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 379
Il contrIbuto della regIa aeronautIca 379
l’approccio è diverso e a una strategia indiretta il più forte ne contrappone una di tipo diret-
to, il conflitto è destinato a protrarsi nel tempo, con la possibilità di portare a decisioni im-
popolari e costose che possono accentuare i contrasti interni alla sua parte e farne esplodere
le contraddizioni. Se questo è vero, è anche vero che una risposta di tipo indiretto quale la
contro-insurrezione può includere misure estreme, come la deportazione delle popolazioni
e l’uso illimitato della potenza di fuoco, che sono classificate come “barbarismo”, quasi a
sottolineare il fatto che, a onta della loro efficacia, sono oggi improponibili .
919
La rilevanza del potere aereo in un contesto di contro-insurrezione deve però essere
messa in relazione non soltanto all’uso della forza ma anche al dominio dell’informazione.
Ricognizione e sorveglianza furono le due forme di attività che vennero svolte con mag-
giore continuità durante le operazioni, dando ai comandi la possibilità di chiudere il ciclo
OODA più velocemente dell’avversario e controbilanciando la sua conoscenza del terreno
e l’appoggio che poteva avere dalla popolazione . I velivoli si dimostrarono d’importanza
920
fondamentale nella fase Observe, a supporto delle fasi orient e Decide, e furono anche il
mezzo più efficace utilizzato nella fase act.
Al riguardo va ricordato che in questo genere di operazioni, e più in generale nelle
campagne coloniali, non c’erano obiettivi di tipo industriale e demografico, e mancavano
anche infrastrutture di immediato ed evidente valore quali aeroporti, impianti ferroviari,
depositi. Le azioni di bombardamento e di mitragliamento dovevano essere indirizzate
contro bersagli come accampamenti, greggi e mandrie, campi coltivati, carovane, punti
di passaggio obbligato, contro i quali non servivano bombe di grande potenza. Venivano
invece usati ordigni a frammentazione di piccole dimensioni che potevano essere caricati
a bordo in grandi quantità per saturare l’area di interesse e che, sganciati a bassa quota, di
solito tra i 50 e i 200 metri, producevano un gran numero di schegge, terribilmente efficaci
contro uomini e animali. Data la natura degli obiettivi, anche il mitragliamento era spesso
praticato, scendendo in questo caso anche al di sotto dei 50 metri. Infine alla massa veniva
preferita la persistenza dell’azione, ed erano quindi inviate su uno stesso obiettivo più on-
date di velivoli, concentrando lo sforzo nello spazio ma diluendolo nel tempo per tenere gli
insorti sotto pressione e impedire che si raggruppassero e riorganizzassero .
921
Se le missioni di ricognizione e bombardamento continuavano a essere gestite in modo
centralizzato, mantenendo il comando e il controllo operativo dei reparti aerei al più alto
livello possibile, si era intuito che le colonne motorizzate o montate dovevano disporre di
919 ivan arreGuin-toFt, How the weak win wars. A theory of asymmetric conflicts, International Security,
Vol. 26, n. 1, 2001, p. 41.
920 Il ciclo OODA (Observe, orient, Decide, act) è un modello con il quale può essere schematizzato
il comportamento umano, in particolare nelle situazione di confronto. Secondo John Boyd (1927-
1997), a cui si deve questa schematizzazione, la fase fondamentale è la fase orient, dalla cui efficacia
dipende la capacità di adattarsi, e quindi sopravvivere “alle nostre condizioni” in un ambiente in ra-
pido cambiamento. A livello tattico, dove il confronto può essere raffigurato come un confronto tra
due cicli OODA, il successo andrà a quello dei due contendenti che riuscirà a imporre all’altro i tem-
pi dell’azione.
921 vincenzo Biani, aviazione coloniale, op.cit.

