Page 381 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca 381
Controguerriglia in Etiopia (1936-1940)
L’aeronautica dell’Africa Orientale Italiana
Le operazioni in Africa Orientale tra l’ottobre del 1935 e il maggio del 1936 avevano
visto la Regia Aeronautica operare a supporto delle forze di superficie con missioni di rico-
gnizione, bombardamento, trasporto e collegamento in un contesto di aerocooperazione
poco in linea con le teorie sull’impiego indipendente e “contro valore” del potere aereo che
erano state alla base della creazione di una forza aerea autonoma e che ampio spazio aveva-
no trovato e trovavano a livello teorico e dottrinale . Non c’erano obiettivi che avrebbero
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potuto giustificare una diversa impostazione e, scartata l’idea di bombardare Addis Abeba
per ragioni di opportunità politica, nonché per i forti dubbi sull’efficacia di una tale azione,
venne attivato un dispositivo aeroterrestre caratterizzato da una forte integrazione delle
catene di comando, con le forze aeree agli ordini del comandante di scacchiere, soluzione
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che alla prova dei fatti si rivelò efficace .
In questo scenario poco importava che il materiale di volo non fosse espressione della
più avanzata tecnologia aeronautica; ciò che contava erano affidabilità, robustezza, rustici-
tà, capacità di carico, tutte caratteristiche proprie dei monoplani Caproni ad ala alta che,
nelle diverse configurazioni a uno o tre motori, equipaggiavano la maggior parte delle
squadriglie. Lo stesso poteva dirsi dei biplani monomotore Romeo dei reparti da ricogni-
zione, nei quali il Ro.37 affiancava il Ro.1 che pochi anni prima si era ben comportato in
Libia. Questi mezzi furono utilizzati innanzitutto per consentire ai comandi di avere un
quadro della situazione costantemente aggiornato con un’intensa attività di ricognizione,
poi per fornire un tempestivo appoggio di fuoco alle forze di superficie, attaccando obiettivi
nell’area della battaglia, e per sviluppare un’azione di interdizione intesa a logorare le forze
avversarie in avvicinamento, impiegando a tale scopo anche le armi chimiche e in partico-
lare l’iprite, infine per accelerare la disgregazione delle armate abissine in ritirata . Non
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meno importante fu l’impiego dei Caproni per rifornire di viveri, munizioni e medicinali
le colonne avanzanti e risolvere così, con il sistema dell’aviolancio, un problema logistico
altrimenti di difficile soluzione data la mancanza pressoché assoluta di infrastrutture e le
condizioni primitive dei pochi itinerari stradali esistenti. A tutto questo fece implicita-
mente riferimento il maresciallo Badoglio nel suo racconto della campagna, pubblicato
da Mondadori nel dicembre del 1936, in cui nell’esaltare il ruolo dell’arma azzurra lo
inquadrava in un contesto aeroterrestre, proponendo una visione interforze della condotta
924 BaSilio di Martino, Una storia incompiuta. Potere aereo e dottrina d’impiego in Italia dal 1923 ad og-
th
gi, in “Airpower in 20 Century. Doctrines and Employment. National Experiences”, Commissione
Internazionale di Storia Militare, Rivista Internazionale di Storia Militare n. 89, 2011, pp. 181-206.
925 roBerto Gentilli, L’aeronautica in Libia e in Etiopia, in L’aeronautica italiana. Una storia del Nove-
cento (a cura di Paolo Ferrari), Milano, Franco Angeli Storia, 2004, pp. 318-320.
926 vincenzo lioy, Il contributo dell’Aeronautica nella creazione dell’Impero, in “Rivista Aeronautica”,
11/1936.

