Page 385 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 385
Il contrIbuto della regIa aeronautIca 385
Il consolidamento dell’impero
Alla fine di giugno l’arrivo delle grandi piogge impose una sosta delle operazioni im-
pedendo di estendere l’occupazione all’intero territorio etiopico, che per una buona metà
sfuggiva ancora al controllo italiano, e di eliminare quella parte dell’esercito etiopico ancora
in armi. Di questa pausa forzata le autorità italiane avrebbero voluto approfittare per conso-
lidare l’organizzazione dell’impero appena proclamato e dare una struttura amministrativa
ai vasti territori occupati, cominciando col distribuire le truppe nei principali centri abitati,
per permettere alle popolazioni un ordinato ritorno alla vita di tutti i giorni, e garantendo
la sicurezza delle principali vie di comunicazione, la strada imperiale da Dessié ad Addis
Abeba e la ferrovia Gibuti-Dire Daua-Addis Abeba. La presenza di consistenti gruppi di
sbandati rimasti tagliati fuori dalla rapida avanzata sulla capitale e il fenomeno endemico
del brigantaggio, rinvigorito dal collasso della struttura statale, rappresentavano però una
minaccia da non sottovalutare, soprattutto in un periodo dell’anno in cui i collegamenti via
terra diventavano spesso impossibili e anche l’aviazione non era a volte in grado di inter-
venire, non solo per le condizioni atmosferiche, ma anche per l’impraticabilità dei campi,
puntualmente allagati dalle grandi piogge. Per dare concretezza all’occupazione del terri-
torio attraverso l’azione dei presidi era innanzitutto necessario spostare in avanti i diversi
elementi dell’organizzazione logistica, in assenza dei quali le truppe non avrebbero potuto
vivere e operare in regioni primitive e per di più impoverite prima dalle requisizioni operate
dalle armate del Negus, poi dal passaggio disordinato delle stesse armate battute e in fuga.
A partire dall’11 maggio la Regia Aeronautica trasferì da Macallé ad Addis Abeba tre
squadriglie di Ca.133 (6ª e 7ª del XLIV gruppo del 14° stormo e 61ª), due squadriglie di
Ro.1 (34ª e 116ª), una di Ro.37 (109ª) e una di Ro.37bis (110ª). Per garantire l’operatività
dei velivoli furono contemporaneamente avviate lungo la strada imperiale le autocolonne che
costituivano il “treno” logistico dei reparti, con gli specialisti, le parti di ricambio, le scorte di
carburante e munizioni. Proprio l’11 maggio i 15 autocarri con personale e materiali delle
squadriglie 109ª e 110ª, partiti da Dessié senza scorta, caddero in un’imboscata nei pressi di
930
Macfud, nella zona di Debra Sina . La piccola colonna venne pressoché annientata, con la
morte di 4 ufficiali, 6 sottufficiali, 28 avieri e 6 autisti civili, e una seconda avrebbe fatto la
stessa fine se non fosse riuscita a raggiungere uno dei quattro battaglioni eritrei scaglionati a
protezione dell’itinerario stradale Dessié-Addis Abeba. I guerriglieri non mollarono però la
presa e il reparto, attestatosi a caposaldo, dovette combattere duramente per cinque giorni
riuscendo infine a rompere l’assedio grazie all’appoggio dei Ca.133 della 61ª squadriglia,
che in cinque sortite lo rifornirono di viveri e munizioni sganciando nel contempo 1.900
chilogrammi di bombe sulle posizioni avversarie. Il 14 maggio queste furono poi attaccate
da 5 Ro.37 della 109ª e da 1 Ro.1, che in ripetuti passaggi a bassa quota spararono 10.500
colpi di mitragliatrice. Il giorno 17 infine, quando la situazione si era ormai sbloccata e
l’autocolonna era ripartita per Addis Abeba, dove sarebbe arrivata sei giorni dopo, 9 Ca.133
930 Ferdinando pedriali, L’aeronautica italiana nelle guerre coloniali. Africa Orientale Italiana 1936-
1940. Dalla proclamazione dell’Impero alla Seconda Guerra Mondiale, Roma, Ufficio Storico Stato
Maggiore Aeronautica, 2000, pag. 2.

