Page 380 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 380
380 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
una loro componente aerea, o quanto meno poter fare affidamento su una risposta im-
mediata alle loro richieste, così da realizzare la massima aderenza dell’azione di supporto.
Durante la campagna del Gebel Cirenaico, e ancor di più nel corso dell’avanzata su Cufra,
come in precedenza nel Fezzan, alcuni velivoli erano stati perciò distaccati per coprire i mo-
vimenti delle forze di terra mantenendosi con queste in continuo e costante contatto. Oltre
a fornire uno schermo di sicurezza a una cinquantina di chilometri dalle avanguardie, do-
vevano localizzare per tempo eventuali gruppi armati e “fissarli” sul terreno, per dar modo
alle truppe di ingaggiarli, e questo senza dimenticare gli abituali compiti di collegamento,
sgombero feriti e trasporto di rifornimenti urgenti. Era anche evidente che, una volta com-
pletata la riconquista e pacificata la Libia, una cooperazione tra le due componenti tanto
stretta da dar vita a uno strumento autenticamente aeroterrestre era indispensabile per
controllare le regioni desertiche del Fezzan e del sud della Cirenaica, dal momento che solo
il mezzo aereo poteva svolgere un’azione di sorveglianza tanto continua da poter interve-
nire con immediatezza là dove fosse necessario in un contesto di polizia coloniale. Così si
espresse Italo Balbo il 29 aprile 1931 nel presentare alla Camera dei Deputati il bilancio
dell’aeronautica per l’esercizio finanziario 1931-1932: “E’ indubbio che anche l’esperienza
aviatoria compiuta in questi ultimi mesi nella maggior colonia servirà a determinare nuove
concezioni e nuovi indirizzi per il dominio delle zone coloniali più impervie e più lontane
[…] Le colonie si possono tenere sotto un più profondo ed efficiente controllo sorveglian-
dole dal cielo. Se questa concezione finirà, come spero, per prevalere, l’aeroplano adoperato
su larga scala risparmierà molte truppe bianche e di colore” .
922
A queste parole Balbo, diventato governatore generale della Libia nel 1933, avrebbe
dato concretezza con una soluzione innovativa per il controllo delle distese desertiche,
creando uno strumento operativo altamente mobile e con una componente aerea organica.
Costituito il 1° giugno 1936, il battaglione sahariano, atipico complesso autenticamente
interforze posto agli ordini di un ufficiale pilota della Regia Aeronautica, aveva il comando
a Hon e le quattro compagnie a Ghat, Sebha, Murzuk e Cufra. Ognuna era costituita da
un plotone comando, uno o più plotoni meharisti, uno o più plotoni motorizzati, una se-
zione aviazione su tre velivoli da ricognizione, con un’altra sezione di tre velivoli aggregata
923
al comando di battaglione .
Nell’esperienza della Regia Aeronautica in Libia tra il 1922 e il 1932 non c’è soltanto
l’uso senza scrupoli della potenza di fuoco dei velivoli. Le operazioni di contro-insurrezione
di quegli anni si configurano come operazioni interforze che permisero di maturare un’im-
portante esperienza in materia di aerocooperazione e di coordinamento aeroterrestre, ma di
tutto questo ben poco venne regolamentato in termini dottrinali e trasferito a un contesto
di tipo convenzionale.
922 italo BalBo, La conquista dell’aria e la crociera atlantica, discorso pronunciato alla Camera dei Depu-
tati sul bilancio dell’aeronautica il 29 aprile 1931, Tipografia della Camera dei Deputati, 1931, pp.
40-41.
923 BaSilio di Martino, Il Battaglione Sahariano, in “Storia Militare”, agosto 2007, pp. 25-33.
Capitolo quarto

