Page 370 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           nuove rastrelliere per le bombe e un supporto della mitragliatrice dell’osservatore modifica-
           to per consentire una migliore azione di fuoco aria-suolo. L’addestramento degli equipaggi
           fu mirato a ottenere il massimo dalla radio, dalla macchina fotografica e dall’armamento,
           come pure a perfezionare le tecniche di navigazione con l’ausilio della sola bussola in terri-
           tori privi o quasi di punti di riferimento. Inoltre, attraverso ripetute esercitazioni congiunte
           con i reparti dell’esercito si cercò di affinare le procedure dell’aerocooperazione, soprattutto
           per quanto riguardava le comunicazioni terra-bordo-terra. La radio infatti permetteva all’e-
           quipaggio di collegarsi soltanto con i comandi e con i campi d’aviazione, e i collegamenti
           tra le truppe e i velivoli rimanevano basati sul lancio di messaggi compilati in volo e sulla
           manovra di teli da segnalazione a terra.


           Il Gebel Cirenaico

              Il Gebel Cirenaico è una regione montuosa e relativamente ricca d’acqua che si stende
           a est di Bengasi sviluppandosi per circa 200 chilometri con orientamento da sud-ovest a
           nord-est. Larga circa 80 chilometri, a chi viene dalla costa si presenta con due successivi
           gradini, salendo dal livello del mare a un’altitudine media di 250 metri per poi innalzarsi
           fino a 600-800 metri. Il terreno roccioso è intagliato da solchi stretti e profondi, gli uadi, ed
           è coperto da una vegetazione di tipo mediterraneo con boschetti, fitte macchie di cespugli,
           alberi di ulivo. A sud del Gebel il panorama è del tutto diverso, con una piana irregolare e
           arida, in cui l’assenza di vegetazione e i rari pozzi preannunciano le distese desertiche del
           Sahara, e più a est, verso la frontiera egiziana, le inospitali lande della Marmarica.
              Era uno scenario ideale per la guerriglia e a rendere le cose più difficili stava il fatto che
           gli insorti erano meno divisi e meglio organizzati rispetto alla Tripolitania. La struttura
           politico-religiosa della Senussia aveva dato all’insurrezione un centro di gravità intorno al
           quale organizzarsi, mentre sul campo era emersa la figura carismatica di Omar al-Mukhtar,
           un capo tanto autorevole quanto abile. Nel 1917 il trattato di Acroma aveva in qualche
           modo stabilizzato la situazione, portando alla cessazione delle ostilità, e questa sorta di in-
           quieto condominio, caratterizzato da un riconoscimento più formale che sostanziale della
           sovranità italiana sulla Cirenaica, era stato ribadito dall’accordo di er Regima, che il 25
           ottobre 1920 aveva concesso a Mohammed Idris non solo un cospicuo finanziamento,
           ma anche l’amministrazione del cosiddetto “territorio delle oasi”, vale a dire delle regioni
           predesertiche e desertiche della colonia, ponendone la capitale ad Agedabia. Un anno dopo
           l’accordo era stato rinegoziato a Bu Mariam, con l’istituzione di campi misti, nei quali a
           reparti italiani si affiancavano formazioni senussite. La Senussia aveva interpretato queste
           concessioni come un pieno riconoscimento di quel potere temporale che aveva cominciato
           a esercitare già al tempo della dominazione ottomana, svuotando di significato la presenza
           dei rappresentanti del governo italiano e puntando a estendere la sua sfera d’influenza alla
                     915
           Tripolitania .
              Questo precario equilibrio, sempre più carico di tensione, aveva cominciato a incrinarsi

           915 corrado zoli, La riconquista della Libia 1922-1932, Genova, Effepi, 2009, pp. 42-45.

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