Page 394 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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394 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
ne di operare al meglio durante le imminenti azioni di grande polizia, basti considerare
che vennero trasportate 15.845,92 tonnellate di materiale con 341 carri ferroviari e 3.390
viaggi-autocarro, percorrendo in totale circa 3.000.000 di chilometri. Questi movimenti
furono compiuti utilizzando soprattutto automezzi della Regia Aeronautica, riuniti in au-
toreparti opportunamente dislocati in funzione dell’esigenza, e ricorrendo ad automezzi
civili soltanto quando non era possibile fare altrimenti .
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Nel frattempo nella regione dei Laghi erano riprese le operazioni dirette a eliminare le
formazioni agli ordini di ras Desta, già governatore di quelle terre e genero del Negus, cosa
che, oltre a rafforzarne l’influenza sui capi locali e sulle popolazioni, gli attirava l’attenzione,
se non le simpatie, di quegli attori internazionali che non vedevano con favore il consolidarsi
della presenza italiana in Africa Orientale. Questo ciclo operativo, condotto dalla divisione
agli ordini del generale Geloso, governatore del Galla Sidamo, si sviluppò in due fasi, la prima
dall’ottobre al dicembre del 1936, la seconda tra il gennaio e il febbraio del 1937. Dai campi
di Neghelli e Javello le due squadriglie, 8ª e 9ª, di Ca.111 del XXV gruppo, rinforzate en-
trambe da una sezione di Ro.1 della squadriglia della Somalia e, per quanto riguarda la 9ª di
Neghelli, anche da una sezione di Ro.37bis della 108ª squadriglia e da una di Ca.133 del XLV
gruppo, provenienti da Mogadiscio, avevano iniziato in agosto a condurre missioni di inter-
dizione sui punti di passaggio del Ganale Doria, utilizzando nell’arco di più giorni 18 bombe
C500T per sbarrarli con l’iprite, e in settembre avevano invece ripetutamente spezzonato e
mitragliato mandrie di bestiame nella zona di Irgalem, per distruggere le scorte alimentari
degli armati di ras Destà, impiegando anche 6 bombe C500T.
Dopo questi attacchi alla struttura logistica dell’avversario, nella prima metà di ottobre
l’azione dei Caproni fu indirizzata sui centri di raccolta delle bande degli insorti e sulle
posizioni dove erano sistemate a difesa, in particolare sulle impervie pendici del massiccio
dello Giabassirè che chiudeva la strada per Irgalem. Qui, seguendo le indicazioni fornite
dalle truppe con i teli da segnalazione, tra il 1° e il 14 ottobre furono sganciate oltre 15
tonnellate di bombe e, nonostante le nubi basse e i banchi di nebbia, questa azione si inten-
sificò quando il 14 ottobre la divisione di Geloso passò all’attacco. Nei due giorni di aspri
combattimenti che permisero di superare la resistenza dei guerriglieri i Ca.111 e i Ca.133
sganciarono altre 6 tonnellate di esplosivo, uno sforzo che va valutato alla luce delle ancora
difficili condizioni atmosferiche e della disponibilità di non più di una dozzina di velivoli
da bombardamento. I Caproni dovettero ancora intervenire a diretto sostegno delle forze
di terra per superare la resistenza abilmente organizzata dal degiac Gabré Mariam, il cari-
smatico luogotenente di ras Destà, prima tra il 19 e il 20 ottobre nell’impervia zona boscosa
nei pressi di Sadé, poi tra il 6 e il 27 novembre sul torrente Mirgò. Qui la divisione speciale
di Geloso, in difficoltà per il rapido esaurirsi delle munizioni nei combattimenti contro un
avversario superiore di numero e per la minaccia portata alla sue linee di comunicazione
da forti nuclei di ribelli, poté mantenere le posizioni e riprendere l’iniziativa soprattutto
grazie all’intervento dell’aeronautica. Nella circostanza le due squadriglie di Ca.133 del
934 vincenzo lioy, L’aeronautica italiana nell’occupazione integrale e nel consolidamento dell’impero, op.
cit.
Capitolo quarto

