Page 396 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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396 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
Pascolini, ma già il 19 gennaio l’avversario tentò di rompere il contatto e il giorno dopo
riuscì a far perdere le sue tracce nelle foreste dei monti Harana. Per una decina di giorni le
squadriglie furono impegnate in un’intensa attività di ricognizione, perlustrando la regione
in lungo e in largo, mentre le diverse colonne manovravano a loro volta per riprendere
contatto col nemico e, allontanandosi sempre più dalle basi di partenza, dovevano essere
rifornite dal cielo dai Caproni che in 52 sortite lanciarono 25 tonnellate di viveri e muni-
zioni. La mattina del 30 gennaio gruppi di armati e salmerie furono avvistati nella zona di
Hubò, a est delle sorgenti dell’Uebi Scebeli, da un ricognitore che subito ne informò con
un messaggio la colonna Pascolini. Le pessime condizioni meteorologiche impedirono un
immediato intervento dei bombardieri ma nella tarda serata del 31 gennaio le residue forze
di ras Destà vennero agganciate alle pendici dei monti Gedeb, in una vasta piana dove il 1°
febbraio furono sorprese allo scoperto dai Caproni. In 62 sortite i bombardieri sganciarono
25 tonnellate di bombe e spararono 15.000 proiettili di mitragliatrice infliggendo perdite
pesantissime ai ribelli e al loro seguito di familiari, servi e bestiame e disperdendone le
formazioni. L’indomani la scena si ripeté, con 26 sortite, 5 tonnellate di bombe e 13.000
proiettili di mitragliatrice, ma i ripetuti attacchi aerei, guidati e indirizzati via radio, val-
sero soprattutto a rallentare la marcia di ras Destà che nel primo pomeriggio fu di nuovo
agganciato in combattimento dai battaglioni libici di Pascolini nella zona di Monte Ussotà.
Dopo due giorni di aspri combattimenti gli abissini riuscirono ancora a sganciarsi sfruttan-
do l’oscurità della notte e un repentino peggioramento delle condizioni atmosferiche. Divi-
si in due gruppi principali tentarono di sfuggire alla morsa che si stava chiudendo attorno a
loro abbandonando il Sidama e, mentre una parte si dirigeva verso i monti Gambettà lungo
la carovaniera di Sciasciamanna a sud del lago Sciala, l’altra, più numerosa e guidata dallo
stesso ras Destà, cercava di passare nel Guraghè scivolando tra i laghi Langana e Zuai e at-
traversando la valle del torrente Catar. Entrambe le colonne furono nel giro di pochi giorni
avvistate dalla ricognizione aerea e la prima, forte di un migliaio di uomini con famiglie e
salmerie al seguito, fu individuata il 7 febbraio a sud del lago Sciala e agganciata e distrutta
due giorni dopo sul fiume Alelu. La seconda, di circa 3.000 individui tra combattenti e non
combattenti, avvistata il giorno 9 in marcia verso Adami Tullo, a sud del lago Zuai, venne
martellata per più giorni dal cielo. Gli attacchi aerei furono particolarmente intensi il 12
febbraio, quando la colonna di ras Destà venne a trovarsi in una zona di rada boscaglia fra
la riva sud del lago Azuai, il canale che lo unisce al lago Abaita e il Monte Uayu, e in questa
precaria situazione fu duramente colpita a più riprese con un totale di 8 tonnellate di bom-
be e 3.700 proiettili di mitragliatrice da 19 Ca.111, 6 Ca.133 e 5 Ro.37bis provenienti da
Irgalem. Quanto ne rimaneva tentò di risalire la sponda orientale del lago Azuai per entrare
nel Guraghé, ma il 21 febbraio ras Destà fu definitivamente sconfitto a Goggetti, dove
cadde in combattimento il suo irriducibile luogotenente Gabré Mariam. Tre giorni dopo lo
stesso ras Destà veniva catturato dalla banda irregolare tigrina del capitano Tancredi Tucci e
subito fucilato secondo gli ordini arrivati da Roma. Nel corso delle operazioni che avevano
portato alla distruzione di quella che poteva essere considerata l’ultima armata etiopica, la
Regia Aeronautica, tra il 7 gennaio e il 24 febbraio 1937, aveva effettuato 878 sortite sgan-
ciando 188 tonnellate di bombe, sparando 114.000 proiettili di mitragliatrice e lanciando
Capitolo quarto

