Page 400 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 400
400 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
nel quantitativo di esplosivo sganciato e nel numero dei velivoli colpiti o abbattuti. Queste
differenze vengono spiegate in base al fatto che, durante le grandi battaglie della fase della
conquista, le armate del Negus costituivano bersagli compatti, raggruppati in settori ben
definiti, contro i quali era possibile un intervento a massa dei mezzi aerei ottimizzando il
numero delle sortite con imponenti effetti materiali e morali. Durante le grandi piogge
invece, e nel successivo periodo di operazioni di grande polizia, la dispersione delle forze
della guerriglia su tutto il territorio, e il fatto che fossero costituite da una miriade di bande
armate operanti in modo indipendente e spesso rivali fra loro, determinò il moltiplicarsi
degli interventi, eseguiti di solito da piccole formazioni se non da velivoli isolati, e quindi
del numero delle sortite. Allo stesso modo l’intensa attività aerea di carattere logistico si
spiega con l’isolamento dei presidi e delle colonne mobili in regioni per lo più prive di vie
di comunicazione praticabili e sicure. L’aeronautica dovette farsi carico anche del delicato
servizio di sgombro dei feriti dalle zone d’operazioni verso Asmara e Massaua, rendendo
in tal modo possibile una tempestiva e completa assistenza chirurgica, impossibile con le
attrezzature sanitarie delle colonne mobili e della maggior parte dei presidi. I punti salienti
dell’azione dell’arma aerea nei dieci mesi che vanno dal maggio del 1936 al marzo del 1937
sono individuati da Lioy nel soccorso ai presidi accerchiati di Lalibelà, Bilbalà Gorgis,
Debra Brehan, Debra Sina, nella sorveglianza sulla ferrovia nel periodo delle piogge e nel
concorso alla repressione della minaccia contro le linee di comunicazione per Addis Abeba,
nel mantenimento dei collegamenti durante le grandi piogge con la regione dello Uollega,
nel rifornimento di viveri e armi alle concessioni straniere circondate da bande di predoni,
nell’appoggio diretto e indiretto alle colonne mobili impegnate nelle successive operazioni
di polizia coloniale che portarono all’eliminazione di figure di primo piano come i fratelli
Cassa e ras Destà, passati per le armi, e ras Immirù, catturato ed esiliato in Italia.
I cicli operativi del 1937-1939
I successivi cicli operativi vedranno replicarsi le stesse modalità di intervento. L’idea di
Lioy che il processo di consolidamento dell’impero si fosse concluso nella primavera del
1937, nonostante il persistere di qualche focolaio di rivolta, doveva infatti ben presto dimo-
strarsi un’illusione. Le prime avvisaglie si ebbero con l’attentato a Graziani del 19 febbraio
e nel corso dell’estate la situazione tornò a farsi incandescente nello Scioa e soprattutto nel
Goggiam. Il comando aeronautica dell’AOI affrontò la nuova emergenza con un’organiz-
zazione che aveva ora al suo vertice il generale di squadra aerea Gennaro Tedeschini-Lalli,
subentrato il 1° maggio a Liotta, rimasto gravemente ferito nell’attentato a Graziani, e che
dal nuovo comandante era stata ridisegnata riducendo i settori da quattro a tre, nord, ovest
e sud, non tanto per considerazioni di natura operativa quanto per far fronte a una riduzio-
ne delle risorse disponibili in un momento in cui l’impegno in Spagna assorbiva in misura
crescente uomini e mezzi della Regia Aeronautica.
Nel mese di luglio, quando la rivolta del Goggiam doveva ancora esplodere e lo sce-
nario sembrava nel complesso relativamente tranquillo, lo strumento aereo, articolato su
12 gruppi con 35 squadriglie, era costituito da 166 velivoli efficienti presso i reparti, in
Capitolo quarto

