Page 401 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 401
Il contrIbuto della regIa aeronautIca 401
buona parte Ca.133 e Ca.111, con altri 92 di riserva, 68 dei quali Ca.133, e 158 di vario
tipo in riparazione o in attesa di radiazione, come i Ca.101 e i CR.20 . La rete delle basi
936
era però in piena efficienza grazie agli interventi infrastrutturali dei mesi precedenti, e fu
appoggiandosi a questa struttura che l’aeronautica poté recitare ancora una volta un ruolo
di primo piano prima nel contenere la rivolta, che comunque non si estese oltre i confini
del Goggiam e dello Scioa, poi nelle operazioni che tra il gennaio e il giugno del 1938 per-
misero di ristabilire nella regione la presenza italiana, appoggiandola a una fitta maglia di
presidi e alle strade volute dal nuovo comandante delle forze armate dell’AOI, il generale
Ugo Cavallero, arrivato nel dicembre del 1937 ad affiancare il nuovo viceré, il duca Ame-
deo d’Aosta, subentrato nel frattempo a Graziani.
Sempre nel 1938 i Caproni contribuirono anche, con le ormai ben note modalità d’in-
tervento, al successo dei cicli operativi che tra marzo e giugno si svilupparono nell’Ancober,
a oriente della strada imperiale, sul Monte Gibatti, nello Scioa Occidentale, e nel Beghe-
meder, a oriente della strada Asmara-Gondar. Al ritorno delle grandi piogge la situazione
sembrava tornata sotto controllo e la costruzione di nuove strade stava avendo un effetto
positivo sia sul piano militare sia su quello economico, ma nonostante l’entità delle forze
impegnate in compiti di presidio nell’Amara e nello Scioa, pari a non meno di 65 battaglio-
ni, la guerriglia era ancora viva. Le operazioni di controguerriglia che ripresero nell’ottobre
del 1938 interessarono ancora il Goggiam e lo Scioa, e soprattutto le regioni dell’Ancober
e del Mens, dove operava un capo abile e scaltro quale Abebé Aregai che, sebbene messo
più volte alle strette, riuscì sempre a sfuggire alla cattura. Lo strumento aereo agli ordini di
Tedeschini-Lalli, pur continuando a operare con la consueta efficacia, cominciava a risen-
tire degli effetti delle sempre più forti tensioni in Europa e della conseguente contrazione
delle risorse disponibili per l’Africa Orientale. In marzo erano arrivati ad Addis Abeba i pri-
mi tre S.79 assegnati alla squadriglia di stato maggiore, ma il grosso dei velivoli continuava
a essere costituito dai Caproni, con un piccolo numero di S.81 e Ro.37 bis, e, mentre le
squadriglie erano state ridotte a 25, il totale dei velivoli in carico alla data del 30 settembre
era di 149, 123 dei quali efficienti .
937
Le regioni dell’Amara e dello Scioa rimasero un problema anche nel 1939, pur in pre-
senza di una consistente riduzione dell’attività della guerriglia che in larga parte del terri-
torio dell’impero era ormai indistinguibile dal fenomeno endemico del brigantaggio, e in
questo quadro le ultime operazioni di grande polizia ebbero ancora una volta per teatro il
Mens e l’Ancober, tra il marzo e l’aprile del 1939, nel tentativo di chiudere una volta per
tutte la partita con l’inafferrabile Abebé Aregai, e il Goggiam, tra l’aprile e il maggio dello
stesso anno. La controguerriglia, confondendosi con la lotta al brigantaggio, si risolveva
ora nell’estenuante inseguimento di piccole formazioni, ancora pronte a colpire quando ne
avevano l’opportunità ma sempre più difficili da agganciare in combattimento, e in questo
936 Ufficio di Stato Maggiore della Regia Aeronautica, 1° Reparto, Divisione Operazioni, Africa Orien-
tale Italiana, Dislocazione reparti e situazione apparecchi alla data del 30 giugno 1937, AUSSMA, busta
23/C.
937 Ferdinando pedriali, L’aeronautica italiana nelle guerre coloniali. Africa Orientale Italiana 1936-
1940. Dalla proclamazione dell’Impero alla Seconda Guerra Mondiale, op. cit., pp. 155-157.

