Page 398 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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398 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
Il dispositivo aeroterrestre
Nel Bale, come nel Sidama, negli Arussi, nello Scioa e lungo la ferrovia per Gibuti,
le colonne celeri che dopo la fine delle grandi piogge dell’estate del 1936 avevano dato la
caccia ai guerriglieri per mantenere la necessaria rapidità di movimento avevano dovuto
alleggerire al massimo il loro treno logistico, portando al seguito con le salmerie solo alcune
giornate di viveri e munizioni. La mancanza di strade impediva di rifornirle con autocolon-
ne e ben poco potevano dare le popolazioni, già ridotte allo stremo dal passaggio di bande
di razziatori e dalle requisizioni operate dagli stessi guerriglieri. A risolvere la situazione ave-
va dovuto provvedere la Regia Aeronautica ripetendo su larghissima scala ciò che aveva fat-
to durante le grandi battaglie e le marce su Dessiè e su Addis Abeba. Era stata così resa pos-
sibile una tattica che vedeva le colonne mobili sviluppare la loro azione senza quei vincoli
di natura logistica che, anche se ci fosse stata una rete stradale, ne avrebbero reso più lenti e
prevedibili i movimenti. Oltre che per assicurare il servizio dei rifornimenti, l’impiego del
mezzo aereo era stato attuato secondo procedure consolidate per rispondere alle esigenze
dei comandi in termini sia di informazioni sia di concorso di fuoco, in un contesto in cui
era anzitutto essenziale garantire la sicurezza degli itinerari. Alle ricognizioni sulle località
di raccolta delle bande degli insorti, e ai bombardamenti delle loro basi finalizzati a fiaccar-
ne lo spirito combattivo e a scompaginarne l’organizzazione, si era così accompagnata una
continua attività di sorveglianza lungo le direttrici d’avanzata delle colonne che includeva
lo spezzonamento preventivo dei punti dove erano segnalate possibili imboscate. Inoltre i
velivoli avevano mantenuto i collegamenti fra la colonna principale e quelle fiancheggianti,
in modo da informare il comando in tempo reale dei progressi realizzati sul terreno e delle
difficoltà incontrate nel corso dell’avanzata, provvedendo poi a sviluppare quell’attività
di esplorazione a breve e medio raggio indispensabile in campo tattico per agganciare un
avversario elusivo e sfuggente.
Avvenuto il contatto balistico delle colonne con gli insorti, il primo atto del com-
battimento era compiuto dall’aeronautica con lo spezzonamento delle loro posizioni e il
bombardamento dei villaggi da loro occupati, impiegando nel primo caso soprattutto gli
spezzoni da 2 chilogrammi, nel secondo le bombe da 15, da 31 e da 34 chilogrammi, se-
condo una configurazione che permetteva di massimizzare il numero di ordigni trasportato
e di sfruttare al meglio la capacità di carico dei Caproni e degli S.81. In questa fase, come
nell’attività di ricognizione sviluppata prima e dopo il combattimento, per l’inseguimen-
to e lo sfruttamento del successo, avevano un’importanza fondamentale le comunicazioni
terra-bordo-terra per le quali l’uso della radio integrava in misura sempre maggiore le solu-
zioni basate sui teli da segnalazione e sui messaggi aviolanciati.
Il bombardamento di località lontane dalla zona dello scontro, il cui significato andava
al di là del campo tattico per acquistarne uno politico-strategico, era invece ordinato dai
comandi di settore, o dal comando di aeronautica dell’AOI, sulla base di informazioni che
le individuavano come centri nevralgici della rivolta. Dagli stessi livelli di comando poteva
inoltre essere ordinata la creazione di sbarramenti di iprite per interdire l’attraversamento
di punti di passaggio obbligato e impedire all’avversario di sottrarsi al contatto sfuggendo
Capitolo quarto

