Page 408 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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408 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
Le prime avvisaglie
La linea di demarcazione tra la zona di occupazione germanica e quella italiana, cor-
rente con andamento pressoché parallelo alla costa dalmata dall’estremità nordorientale
della provincia di Lubiana all’estremità nordoccidentale del Montenegro, affidava all’Italia
una fascia di terreno profonda circa 120 chilometri, comprendente, oltre alla Dalmazia,
la parte sudoccidentale della Croazia. La provincia di Lubiana, la Dalmazia e la zona di
occupazione erano presidiate dai quattro corpi d’armata inquadrati nella 2ª Armata, agli
ordini del generale Vittorio Ambrosio, con sede a Udine. Da nord a sud si trattava dell’XI
(divisioni “Macerata”, “Isonzo”, “Cacciatori della Alpi”, “Granatieri di Sardegna”, rimpa-
triata nel 1942, XI raggruppamento Guardia alla Frontiera), del V (divisioni “Lombardia”,
“Re”, XIV brigata costiera, V raggruppamento Guardia alla Frontiera), del XVIII (divisioni
“Bergamo”, “Perugia”, in seguito trasferita in Montenegro, comando truppe Zara, XVII
brigata costiera), del VI (divisioni “Marche”, “Sassari”, in seguito trasferita al XVIII, “Mes-
sina”, “Murge”, in seguito assegnata al V, XXVIII brigata costiera), mentre presidiava il
Montenegro il XIV Corpo d’Armata (divisioni “Taro”, “Venezia”, “Ferrara”, “Taurinense”,
“Pusteria”, rimpatriata nell’agosto del 1942, “Alpi Graie”, rimpatriata nel dicembre del
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1942, “Emilia”) . Nel giugno del 1941 dal comando della 2ª Armata dipendevano per
l’impiego due gruppi da osservazione aerea, il 63° gruppo OA con le squadriglie 41ª e 113ª,
con 14 Ro.37, a Udine, e il 61° gruppo OA con le squadriglie 34ª e 128ª, con 16 Ca.311,
a Mostar. Inoltre a supporto della 2ª Armata e del comando truppe Montenegro potevano
intervenire su richiesta i reparti del comando Aeronautica Albania, che in quel periodo
erano il 39° stormo BT con i gruppi 39° e 40°, con 28 FIAT BR.20, il 150° gruppo CT,
con 36 Macchi MC.200, e il 22° gruppo CT, con 33 Mc.200, a Tirana, il 5° gruppo OA,
con le squadriglie 31ª e 39ª, con 17 Ro.37, a Scutari, il 70° gGruppo OA, con le squadriglie
25ª e 114ª, con 14 Ro.37, a Coritza, e il 72° gGruppo OA, con le squadriglie 42ª e 120ª,
con 7 Ro.37, a Valona.
Il Ca.311 apparteneva alla famiglia di bimotori Caproni ad ala bassa a sbalzo e struttura
mista che aveva il suo capostipite nel Ca.308 Borea, un velivolo per impiego civile capace
di trasportare 6 passeggeri alla velocità massima di 246 km/h che aveva volato nel luglio
del 1935 in risposta a un concorso bandito dall’Ala Littoria. Il suo progettista, l’ingegner
Cesare Pallavicino, adottò la stessa formula costruttiva per il Ca.309 Ghibli del 1936, desti-
nato all’aviazione coloniale in Libia, e per il Ca.310 Libeccio, del 1937, che a differenza dei
primi due aveva il carrello retrattile. Utilizzato come ricognitore e anche come bombardiere
leggero, il Ca.310 ebbe un buon successo sul mercato dell’esportazione e fu seguito dal
Ca.311, che ne riproponeva lo stesso nome, Libeccio, e volò per la prima volta nel 1939. Il
velivolo, che aveva nella sostanza le stesse prestazioni del predecessore, montava due motori
radiali Piaggio PVII RC.35 da 470 cv che gli permettevano di raggiungere i 350 km/h e di
salire a 4.000 metri in 14 minuti, con un’autonomia di 1.600 km. L’armamento era costi-
943 Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, Le operazioni delle unità italiane in Jugoslavia (1941-1943),
Roma, 1978, pp. 407-419. La 1ª divisione celere Eugenio di Savoia era in riserva d’armata, e inoltre
la 2ª Armata inquadrava numerose unità minori e di supporto.
Capitolo quarto

