Page 410 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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410 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
il comando della 2ª Zona Aerea Territoriale: “La politica piuttosto rigorosa adottata dagli
Ustascia nei confronti della popolazione di origine Serba, Ebraica, Mussulmana, non sem-
bra incontrare nessun favore da parte di questa anzi favorisce la formazione di un ambiente
ostile […] In ambiente così inasprito naturalmente la propaganda comunista troverebbe
un ottimo terreno” . Il 3 e il 4 giugno i velivoli del 61° furono chiamati a verificare quan-
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to accadeva sul terreno, dove l’azione delle formazioni serbe si traduceva nell’incendio di
casolari e villaggi e l’intervento brutale delle milizie croate riusciva soltanto a inasprire il
confronto, ma il gruppo intervenne in appoggio diretto alle truppe italiane soltanto alla
fine del mese, quando la divisione “Marche” entrò in azione nella zona di Glacko in rispo-
sta all’imboscata tesa a un’autocolonna da guerriglieri serbi .
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L’aeroporto di Mostar non era stato ancora adeguatamente attrezzato e per poter effet-
tuare eventuali missioni di bombardamento leggero, oltre che di ricognizione e collega-
mento, il 61° gruppo dovette essere rifornito per via aerea da Tirana di munizionamento
da 7,7 mm per le mitragliatrici di bordo e di bombe da 12 chilogrammi. Nell’attesa il 1°
luglio furono eseguite le prime missioni di protezione alle colonne della divisione “Mar-
che” in marcia prima da Korita verso Gacko e poi da Gacko verso Bileca, senza scoprire
nulla di significativo, a parte tracce di incendi e devastazioni in diverse località e qualche
interruzione stradale. In mancanza di apparati radio il collegamento tra le truppe e i veli-
voli veniva mantenuto con il collaudato ma poco efficiente sistema dei teli da segnalazione
disposti a terra secondo un codice prestabilito e dei messaggi compilati e lanciati in volo,
una soluzione che non semplificava certo il problema dell’aerocooperazione. L’esplosione
di violenza che aveva incendiato la regione sembrava essersi placata, ma non c’era da farsi
illusioni, come Chierighini segnalò puntualmente nel suo rapporto quindicinale: “La parti-
colare situazione determinatasi nella zona di Mostar dopo la creazione dello stato croato ha
assunto sempre più particolare carattere di delicatezza nei riguardi delle relazioni tra serbi,
croati, ebrei. […] In un centro distante da Mostar circa 60 km si è scatenata una vera guerra
tra serbi e croati e a tutt’oggi si lamentano centinaia di morti e feriti. In questa zona dove la
barbarie è ancora più cruda si sono rinvenuti cadaveri atrocemente seviziati che fanno com-
prendere l’inumanità della lotta e l’odio feroce da cui sono pervase queste popolazioni” .
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Pochi giorni dopo, il 13 luglio, scoppiò inattesa l’insurrezione del Montenegro, un moto
di ispirazione nazionalista, ma con l’attiva partecipazione del partito comunista, scatenato
dal maldestro tentativo di imporre alla regione un’indipendenza di facciata, staccandola
dalla Serbia e trasformandola in una sorta di protettorato. La rivolta colse di sorpresa i co-
mandi italiani ma la reazione coordinata dal governatore, generale Pirzio Biroli, fu pronta e
determinata. Con l’impiego di una mezza dozzina di divisioni i successi iniziali degli insorti
furono rapidamente annullati ed entro tre settimane le vie di comunicazione e i principali
945 Comando Aeroporto Mostar, Informazioni sugli avvenimenti militari e politici nella Regione di Mostar,
n. 79/S del 16 giugno 1941, AUSSMA.
946 VI Corpo d’Armata, telegramma n. 561/OP. del 29 giugno 1941, AUSSMA.
947 Comando Aeroporto Mostar, Informazioni sugli avvenimenti militari e politici nella Regione di Mostar,
n. 107/S del 3 luglio 1941, AUSSMA.
Capitolo quarto

