Page 413 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca           413

              solo bombardiere, rientrato poco dopo con un nulla di fatto a causa della totale copertura
              nuvolosa nella zona. Alle 11,05 del 23 gennaio l’ufficiale di collegamento, capitano Unger,
              trasmetteva al 39° gruppo una terza richiesta formulata in questi termini: “Ricognizione of-
              fensiva nel triangolo Olovo-Vlasenica-Sokolac. Bombardare e mitragliare soltanto obiettivi
              riconosciuti per non occupati”. Un’ora dopo si alzava in volo una pattuglia di tre BR.20,
              due dei quali costretti a rientrare quasi subito dal cattivo funzionamento dei motori dovuto
              alla bassa pressione dell’olio. Solo il velivolo del comandante di gruppo, maggiore France-
              sco Giordano, portò a termine la missione sganciando le sue bombe nella zona di Vlaseni-
              ca, dove l’equipaggio, dopo aver incrociato sulla località per una ventina di minuti a una
              quota di 800 metri, aveva individuato movimenti non accompagnati dai previsti segnali di
              riconoscimento. Poco dopo arrivava però a Mostar un messaggio della 342ª divisione ger-
              manica in cui si chiedeva se il capo-equipaggio fosse stato informato che Vlasenica era da
              quattro giorni in mano tedesca . L’azione aveva infatti causato 4 morti e 10 feriti e questo
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              nonostante, a detta del comando tedesco, fossero stati esposti teli bianchi e rossi, e bandiere
              con la croce uncinata, come da regolamento . L’ufficiale di collegamento rispose negando
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              che la situazione di Vlasenica fosse conosciuta e l’incidente sembrò chiuso, ma ormai il
              danno era fatto, con conseguenze che andarono oltre qualche scontro verbale e l’immediata
              rinuncia al concorso aereo italiano. L’accaduto mise infatti in luce una sostanziale difficoltà
              nella cooperazione tra alleati che non sarebbe mai stata superata e avrebbe condizionato
              l’andamento futuro delle operazioni, non solo nei Balcani. Nella circostanza l’azione di
              comando fu con tutta probabilità carente e nell’ambito del 39° gruppo emersero inconve-
              nienti a livello tecnico e organizzativo, ma è anche evidente che le procedure individuate
              erano inadeguate, come dimostrato dal fatto che subito dopo la cooperazione tra lo stesso
              reparto e le truppe italiane si sviluppò senza inconvenienti significativi. Del resto se da un
              lato il capitano Unger non parlava l’italiano, cosa a cui poteva ovviare solo in minima parte
              la presenza nei ranghi del 39° gruppo di un ufficiale pilota con qualche cognizione di te-
              desco, e per collegarsi direttamente con il proprio comando disponeva solo di un apparato
              radio campale a pedali, dall’altro l’ufficiale di collegamento italiano a Belgrado non aveva
              un quadro aggiornato della dislocazione e dei movimenti delle truppe .
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              955 Comando 2ª Armata, Ufficio Operazioni, telegramma n. 1492 del 30 gennaio 1942, AUSSMA.
              956 Nucleo Collegamento Tedesco presso il Comando della 2ª Armata, telegramma del 25 gennaio 1942,
                 AUSSMA.
              957 GiuSeppe Santoro, Il concorso aereo alle operazioni di guerriglia nei Balcani(aprile 1941 - settembre
                 1943), I Parte, in “Rivista Aeronautica” 9/1954.
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