Page 417 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca 417
conclusione che al momento sarebbe stato sufficiente rischierare qualche altro S.81 a Mo-
star e Gorizia. I due comandanti discussero però soprattutto della cooperazione aeroterre-
stre nel corso del prossimo ciclo operativo di cui proprio in quei giorni si stavano definendo
i dettagli. Il 3 marzo 1942 si era infatti tenuta ad Abbazia una riunione i cui i comandi ita-
liano, tedesco e croato si erano accordati in merito alla condotta delle operazioni congiunte
destinate a iniziare il 15 aprile con l’obiettivo dichiarato dell’“epurazione radicale della
Croazia dai ribelli” . Dal momento che né croati né tedeschi disponevano di proprie forze
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aeree, ad assicurare l’indispensabile attività di ricognizione, attacco al suolo e collegamento
avrebbe dovuto provvedere la Regia Aeronautica, e in proposito Porro riteneva necessario
adottare specifiche soluzioni organizzative, a partire dalla catena di comando. Il Comando
Caccia “Aquila”, infatti, impegnato nell’approntamento dei reparti da caccia e d’assalto in
un delicato momento di transizione con l’entrata in linea di macchine di nuovo modello,
non poteva dedicarsi nella misura necessaria alla direzione delle operazioni aeree in Croazia
e in Bosnia. Questo compito, come dimostrava la recentissima e positiva esperienza del
comando tattico costituito dal generale Piccini presso la 2ª Armata, doveva quindi essere af-
fidato a un apposito organismo che avrebbe avuto anche il compito di coordinare l’attività
dei reparti aerei dislocati a Mostar, e in un prossimo futuro a Zara e Lubiana, con quella dei
reparti operanti dai campi del goriziano e, nel caso, della costa adriatica della penisola. In
tal modo si sarebbero eliminati gli inconvenienti derivanti dal sovrapporsi di diverse catene
di comando, dal momento che i BR.20 di Mostar dipendevano dal Comando Aeronautica
Albania, e si sarebbe reso più snello il meccanismo dell’aerocooperazione. Nell’illustrare
questa soluzione al capo di stato maggiore della Regia Aeronautica, Porro precisava che
il nuovo comando avrebbe dovuto prendere nome dall’area di responsabilità e non dalla
grande unità dell’esercito con cui dialogava, quasi a ribadire che restava salvo il concetto
di indipendenza e autonomia dell’arma aerea, e che sarebbe stato un comando tattico,
con competenza solo sull’impiego dei reparti di volta in volta assegnati, continuando per
gli aspetti logistici e amministrativi a far capo alla 2ª squadra aerea. Quanto alla sede, la
località più idonea era Sussak, a diretto contatto con il comando della 2ª Armata e fornita
di ottimi collegamenti telefonici sia con Roma sia con Padova, sede della 2ª squadra aerea,
nonché nelle immediate vicinanze dell’idroscalo di Fiume e del campo di Grobnico, in
via di allestimento, da dove era possibile raggiungere facilmente in volo sia i centri princi-
pali della costa e dell’interno sia soprattutto le sedi dei reparti. A questo proposito Porro,
al contrario di quanto suggerito dal comandante della 2ª Armata riteneva inutile se non
pericolosa una polverizzazione dei reparti da bombardamento e da osservazione aerea su
una molteplicità di campi, cosa che avrebbe complicato a dismisura il problema logistico, e
raccomandava invece di concentrarli su poche basi, scegliendo le più sicure e le più vicine
ai maggiori centri abitati e ai punti nodali delle vie di comunicazione.
Dopo aver definito in questi termini l’organizzazione di comando e controllo, il coman-
dante della 2ª squadra aerea sviluppava alcune considerazioni in merito all’impiego delle
964 GiuSeppe Santoro, Il concorso aereo alle operazioni di guerriglia nei Balcani (aprile 1941 - settembre
1943), I Parte, in “Rivista Aeronautica” 9/1954.

