Page 419 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca 419
vano comunque rispondere all’esigenza con azioni di spezzonamento e mitragliamento. In
ogni caso, per evitare incidenti dovuti a errori di puntamento o alla dispersione del carico
di caduta, l’impiego dei velivoli doveva essere evitato durante il contatto tattico, quando
le posizioni non erano ben definite e comunque la situazione a terra non era facilmente
apprezzabile dall’alto. Tutto questo si rifletteva sul tipo di munizionamento da impiegare e
a tal riguardo di lì a breve Superaereo avrebbe ordinato di utilizzare in prevalenza ordigni
da 2, da 12 e da 15 chilogrammi, riservando le bombe da 50 chilogrammi ai pochi obiettivi
di una certa consistenza . La questione non poteva però essere risolta in termini tanto pe-
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rentori: il Comando Aeronautica Albania, con riferimento alle operazioni invernali, rispose
infatti segnalando che sui terreni innevati solo le bombe da 50 chilogrammi ottenevano
qualche effetto mentre le altre, se non colpivano in pieno il bersaglio, affondavano senza far
danno , e la 2ª squadra aerea, nel precisare che nell’impiego dell’armamento di caduta si
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era adottato fin dal primo momento il criterio suggerito, e che le bombe da 50 chilogrammi
rappresentavano all’incirca un quinto del totale, sottolineò che solo queste avevano effetti
materiali significativi nel bombardamento degli abitati, mentre l’impiego delle altre aveva
avuto impatto soprattutto sul morale, “con perforazioni di tetti e solai, senza seria azione
distruttiva, e con lievi danni alle massicciate stradali.” . Un buon rendimento potevano
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dare anche le bombe incendiarie da 20 chilogrammi, da cui l’esigenza di una certa libertà
d’azione nella scelta della configurazione d’armamento. Nel caso del Ca.311, il cui carico
bellico poteva essere costituito da un massimo di 400 chilogrammi di bombe, le alternative
possibili erano 8 ordigni da 50, 20 da 20, 16 da 15, 32 da 12 o 252 da 2 chilogrammi.
Anche le prime missioni di aerorifornimento avevano fornito indicazioni importanti.
In una comunicazione di fine febbraio alle divisioni “Granatieri di Sardegna” e “Isonzo” e
all’XI raggruppamento Guardia alla Frontiera, l’allora comandante dell’XI Corpo d’Arma-
ta, generale Mario Robotti, avvertiva che non era da escludere il ricorso all’aviolancio per il
rifornimento di presidi isolati, come stava avvenendo nel territorio affidato ad altre grandi
unità, e raccomandava che i reparti fossero pronti a identificare la loro posizione con i se-
gnali previsti e a visualizzare con frecce la migliore direzione di lancio, provvedendo anche,
con una grande fumata di paglia umida, a indicare al pilota la direzione del vento . Oltre
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all’aspetto dell’addestramento delle truppe c’era però da considerare quello del materiale, e
da questo punto di vista il consumo degli speciali contenitori utilizzati per gli aviolanci era
un problema da non sottovalutare. Aerorifornitori e relativi paracadute erano disponibili in
quantità limitata e dovevano quindi essere recuperati e accantonati per essere inviati appena
possibile ai campi di Gorizia e Mostar, dove sarebbero stati reimpiegati .
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966 Stato Maggiore Regia Aeroautica, telegramma 1B/4866 del 7 aprile 1942, AUSSMA.
967 Comando Aeronautica dell’Albania, Armamento di caduta per le operazioni di polizia in Croazia e
Monteegro, tel. n. 0692 dell’11 aprile 1942, AUSSMA.
968 Comando 2ª Squadra Aerea, Ufficio Operazioni, Impiego del munizionamento di caduta, tel. n.
1R/1343/S del 25 aprile 1942, AUSSMA.
969 Comando XI Corpo d’Armata, Ufficio Operazioni, Aerorifornimenti, tel. n. 02/1296OP. del 27 feb-
braio 1942, AUSSME.
970 Comando 2ª Armata, Intendenza, Recupero aerorifornitori, tel. n. 1849 del 21 marzo 1942, AUSSME.

