Page 423 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca 423
L’operazione “Trio”
La decisione di Roatta, una decisione per l’epoca coraggiosa e controcorrente, era stata
senz’altro influenzata dall’ottimo rendimento fornito dai reparti dell’aeronautica durante il
ciclo operativo di primavera, finalizzato a ristabilire i collegamenti con i presidi ancora iso-
lati e a creare le premesse per le azioni a più ampio raggio previste nell’ambito dell’operazio-
ne Trio, che subito dopo avrebbe visto scendere in campo forze italiane, tedesche e croate.
Le modalità operative erano state quelle ormai note, con il bombardamento delle posizioni
degli assedianti, il rifornimento per via aerea degli assediati e la sorveglianza degli itinerari
utilizzati dalle colonne di soccorso, il tutto in uno scenario reso difficile dalle condizioni
atmosferiche di un inverno non ancora finito . Più volte infatti gli attacchi richiesti non
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avevano potuto essere portati a termine per la cattiva visibilità che moltiplicava il rischio di
colpire le posizioni italiane, e spesso per le nubi basse e le piccole dimensioni dei campi di
raccolta gli aviolanci erano stati effettuati a bassissima quota, sfidando il fuoco delle armi
leggere.
La prima fase delle operazioni, iniziata l’11 marzo, si concludeva il 20 marzo, quando
i soli bombardamenti erano sufficienti a rompere il cerchio intorno a Srb, e il giorno dopo
avevano inizio le missioni a supporto della colonna “Z”, che, nell’ambito della cosiddetta
“operazione K”, aveva il compito di sbloccare i presidi di Ubdina e Korenica, liberati l’uno
il 25, l’altro il 28 marzo. Mentre questo avveniva nel settore del V Corpo d’Armata, in quel-
lo del XVIII il 27 marzo veniva ristabilito il collegamento via terra con il presidio di Srb.
Da quel momento, e fino al 15 aprile, l’attività fu indirizzata soprattutto a rifornire i presidi
ancora assediati. L’impiego dei mezzi aerei era stato sempre rispondente alle esigenze opera-
tive, sia pure tenendo conto della necessità di economizzare il carburante e quindi facendo
decollare i velivoli solo quando c’era una sufficiente garanzia di riuscita dell’intervento. I
collegamenti terra-bordo-terra, di importanza fondamentale, avevano risposto alle attese, e
quanto all’armamento di caduta le bombe da 12 e da 15 chilogrammi si erano dimostrate
ancora una volta poco efficaci nel bombardamento degli abitati, “costituiti da case robuste
e costruite a regola d’arte”.
Il mattino del 2 maggio, con un S.82, Piccini si trasferiva in volo con il suo coman-
do tattico a Mostar, per seguire da vicino l’attività dei reparti maggiormente impegnati
nel ciclo operativo che vedeva truppe italiane, tedesche e croate in azione a sud-sudest di
Sarajevo. Il piano studiato da Roatta prevedeva l’azione concentrica sull’alta valle della
Drina di più colonne: il Kampfgruppe Bader, agli ordini del generale tedesco Paul Bader,
operante da nord verso Rogatica con la 718ª divisione germanica, un reggimento della
717ª, 10 battaglioni croati, e da est verso Kalinovic e Foca con la divisione “Taurinense”,
elementi della “Pusteria” e bande cetniche, e il VI Corpo d’Armata, operante da ovest e da
sud verso le stesse località con la divisione “Cacciatori delle Alpi” rinforzata da aliquote di
altre divisioni e da formazioni cetniche dell’Erzegovina, e dopo il 10 maggio affiancata dalla
divisione “Marche”.
985 Comando Aviazione Slovenia-Dalmazia, Relazione sull’attività svolta i cooperazione con la 2ª Armata
dall’11 marzo al 15 aprile 1942 – XX, tel. n. 1R/1139/S del 19 aprile 1942.

