Page 418 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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forze aeree nella lotta antipartigiana che, suggerite dall’esperienza dell’inverno, avrebbero
mantenuto la loro validità anche in futuro. Lo scenario era tale da non alimentare illusioni,
anche se l’intervento del mezzo aereo era spesso l’unica soluzione: “Le condizioni di impie-
go sono particolarmente difficili e le possibilità di rendimento limitate. La zona montuosa
e boscosa che dà possibilità di celarsi facilmente ai nuclei ribelli, non agevola il compito
dell’osservazione aerea; la mancanza di bersagli consistenti rende poco redditizio il bombar-
damento dall’aereo; i miseri villaggi sono in genere di estensione limitata ed hanno le poche
case discoste le une dalle altre, dando bersagli rarefatti e di piccole dimensioni.
Molte volte i ribelli occupano le case periferiche di un villaggio al cui centro sta un no-
stro presidio e non si può quindi aderire alle numerose richieste di intervento aereo, sia per
la esiguità del bersaglio sia per la sua eccessiva vicinanza alle nostre truppe.
D’altra parte l’unico mezzo che ottenga il risultato di terrorizzare i ribelli, è proprio
il bombardamento aereo che occorre perciò impiegare ogni qual volta vi siano le minime
condizioni di possibilità e rendimento”.
Per migliorare l’aderenza dell’intervento aereo nei confronti di bersagli puntiformi, Pic-
cini intendeva costituire una sezione d’assalto con 6 CR.42 con bombe alari da 50 chilo-
grammi, al fine non solo di poter colpire con precisione obiettivi di piccole dimensioni, ma
anche di economizzare carburante e munizioni, ipotizzando di schierarla ad Altura di Pola
o a Grobnico in funzione delle esigenze. L’idea di utilizzare i biplani della FIAT come veli-
voli d’assalto non era nuova ed era già stata attuata in Africa settentrionale, ma il generale
Fougier non doveva esserne troppo convinto, dato che sull’ultima pagina della relazione
figura questa annotazione a matita: “Dai con questi CR42!!”. Per il momento quindi non
se ne sarebbe fatto nulla.
A prescindere dalla questione dei velivoli d’assalto, un problema per il quale del resto
non c’erano al momento soluzioni più efficaci, il tema dell’aerocooperazione nella lotta
antipartigiana in Croazia era stato affrontato in quei giorni in una già citata comunica-
zione dello stato maggiore della Regia Aeronautica al Comando Supremo in cui, nel fare
il punto sulla situazione delle infrastrutture, veniva indicata una possibile soluzione per lo
schieramento dei reparti ed erano proposte alcune linee guida per il loro impiego del tutto
coerenti con le considerazioni di Porro . I lavori sugli aeroporti di Lubiana e Zara-Nadin
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avevano richiesto più tempo del previsto ma a breve i due campi sarebbero stati entrambi in
grado di accogliere un gruppo di volo, e il secondo sarebbe stato utilizzabile fino all’inizio
della stagione della malaria, quando sarebbe diventato operativo quello di Zara-Zemonico.
In prospettiva Zara, come Mostar, sarebbe stata la sede di un raggruppamento aereo con re-
parti da bombardamento e da ricognizione. In un tale contesto era opportuno che le richie-
ste d’intervento dei primi fossero limitate a quegli obiettivi che, per posizione, dimensioni
e caratteristiche, giustificassero l’impiego di velivoli pesanti, utilizzando in tutti gli altri casi
i velivoli da osservazione aerea che, in considerazione della mancanza di contrasto aereo,
della presenza di sola contraerea leggera e delle distanze relativamente brevi in gioco, pote-
965 Stato Maggiore Regia Aeronautica, Cooperazione aerea per le operazioni in Croazia, n. 1B/3611 del 15
marzo 1942, AUSSMA.
Capitolo quarto

