Page 425 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca           425

              e XVIII impegnati nell’inseguimento delle bande titine e nel rastrellamento delle zone ri-
              occupate, arrivò il momento di tentare un primo bilancio e soprattutto di mettere a frutto
              l’esperienza maturata.


              La riorganizzazione dello strumento aereo

                 All’inizio di giugno l’organizzazione operativa dello strumento aereo agli ordini di Pic-
              cini fu ridisegnata e assunse la configurazione definitiva. Ai raggruppamenti di Mostar e di
              Sussak, che aveva i suoi reparti distribuiti tra Grobnico, Altura di Pola, Lubiana, Ronchi dei
              Legionari e Gorizia, venne affiancato quello di Zara, destinato a entrare in funzione il 20
              giugno. Ogni raggruppamento schierava un gruppo da bombardamento, due squadriglie
              da osservazione aerea e, con l’eccezione del raggruppamento di Zara, un nucleo di velivoli
              da trasporto. In un promemoria indirizzato ai tre comandanti di aeroraggruppamento, il
              colonnello Mari a Sussak, il colonnello Bacchiani a Zara e il colonnello Incerpi a Mostar,
              Piccini precisò che le richieste d’intervento potevano venire da Supersloda e dai comandi
              dei corpi d’armata V e XI per l’aeroraggruppamento di Sussak, XVIII per quello di Zara, VI
              per quello di Mostar, e soltanto in circostanze eccezionali dai comandi di divisione, sempre
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              con l’autorizzazione del comando della grande unità sovraordinata . Nel soddisfarle i co-
              mandanti di raggruppamento dovevano scegliere la soluzione di volta in volta più idonea,
              in funzione di un impiego razionale dei mezzi a disposizione. Per gli obiettivi mobili o poco
              consistenti erano dunque da preferirsi i Ca.311 o i Ro.37, riservando i BR.20 per bersagli
              consistenti o interventi a carattere radicale, “sempre adeguandone il numero alle caratteri-
              stiche degli obiettivi e agli scopi dell’azione”. Allo stesso modo, nelle missioni di ricogni-
              zione e collegamento si dovevano impiegare i velivoli da osservazione aerea, sempre armati
              di spezzoni per poter sfruttare d’iniziativa eventuali situazioni favorevoli, mentre nelle mis-
              sioni a breve raggio o nelle quali era da escludersi l’eventualità di un intervento a fuoco, si
              potevano impiegare anche i Ca.164. L’autonomia dei comandanti di raggruppamento era
              minore nel caso delle missioni di rifornimento che, con esclusione di quelle destinate ai
              presidi isolati, dovevano sempre essere autorizzate da Piccini, e ancora più restrittive erano
              le disposizioni in merito al trasporto di personale, da effettuare comunque con velivoli non
              di impiego bellico come i BR.20, i Ca.311 e i Ro.37: a eccezione dei comandanti di Corpo
              d’Armata e dei loro capi di stato maggiore tutte dovevano essere autorizzate da Supersloda.
              In ogni caso nel valutare l’importanza e l’urgenza delle richieste di qualunque genere non si
              poteva prescindere dall’impervia natura del territorio e dalle condizioni atmosferiche, che
              cambiavano con rapidità ed erano spesso proibitive, ricordando tra gli altri criteri anche
              quello di non rischiare se non quando assolutamente necessario. Ai comandanti dei tre
              raggruppamenti era poi raccomandato di tenersi a stretto contatto con i comandi di grande
              unità per cui operavano, in modo da essere sempre aggiornati sulla situazione generale, sul-
              la dislocazione dei reparti e sugli itinerari di interesse, insistendo poi perché venisse messa


              987 Comando Aviazione Slovenia-Dalmazia, Promemoria per i Comandati di Aeroraggruppamento, tel. n.
                 476/S del 2 giugno 1942, AUSSME, Fondo M-3, busta 82.
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