Page 409 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca 409
tuito da 3 mitragliatrici calibro 7,7 mm, una montata in caccia alla radice dell’ala sinistra,
una in torretta dorsale e una ventrale, con un carico di bombe di 400 kg. L’equipaggio,
costituito da 2 piloti e da 1 osservatore, era alloggiato nella parte anteriore della fusoliera
che nella prima versione RPB.1 era caratterizzata da un’ampia finestratura a profilo curvo
continuo intesa a garantire la massima visibilità possibile e fonte invece di problemi di sur-
riscaldamento e di distorsione e riflessione delle immagini eliminati nella versione RPB.2
adottando un più convenzionale muso con gradino all’altezza del parabrezza. Destinato
alle squadriglie da osservazione aerea e costruito in 320 esemplari, il Ca.311 non fu una
macchina amata dagli equipaggi che lo trovavano pesante e poco maneggevole e fu penaliz-
zato dal fatto di non rispondere più a una precisa esigenza operativa, tanto da trovare utile
impiego solo in situazioni molto particolari, come appunto la controguerriglia.
Il FIAT BR.20 era anch’esso un bimotore ad ala bassa a sbalzo, con struttura intera-
mente metallica e rivestimento misto in tela e alluminio. Progettato dall’ingegner Celestino
Rosatelli aveva volato nel 1936 prendendo parte all’ultima fase della guerra di Spagna.
Avrebbe potuto essere un buon velivolo da bombardamento, almeno per gli standard della
fine degli anni Trenta, ma fu sempre penalizzato dai problemi di affidabilità dei suoi motori
radiali FIAT A.80 RC.41 da 1.000 cv e con il passare del tempo anche da un armamento
difensivo insufficiente, costituito da 1 mitragliatrice da 12,7 mm in torretta dorsale e da 2
mitragliatrici da 7,7 mm montate in una postazione ventrale retrattile di non facile impiego
e in una torretta anteriore. Dopo essere stato impiegato nella campagna di Francia, sulla
Gran Bretagna, sulla Grecia, su Malta e in Africa settentrionale, nel 1942 fu progressiva-
mente passato dal bombardamento alla ricognizione e all’osservazione aerea, continuando
ad avere un ruolo importante soprattutto nei Balcani. Con una velocità massima di 432
km/h aveva un’autonomia di 3.000 km, poteva salire a 9.000 metri e portava fino a 1.600
kg di bombe, sistemate nella stiva in posizione orizzontale e non verticale, come negli altri
bombardieri italiani, a tutto vantaggio della precisione del tiro.
I primi segnali di quanto si stava preparando si manifestarono quando mancavano di-
verse settimane all’inizio dell’operazione Barbarossa e a scatenare l’incendio fu quindi il
contrasto tra l’elemento serbo e quello croato. Il 28 maggio 1941 nella regione di Mo-
star, sul cui aeroporto era schierato il 61° gruppo OA, i poteri civili e militari passarono
ufficialmente alle autorità croate e subito si ebbero i primi incidenti tra soldati italiani e
croati, mentre voci non confermate riferivano della presenza di bande armate serbe sulle
montagne . L’idea che queste notizie fossero il frutto di fantasie locali svanirono molto
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presto: già il 3 giugno si aveva la conferma dell’infiltrazione di elementi serbi nella zona di
Nevesinje, verso i confini del Montenegro, e quel giorno stesso 2 Ca.311 del 61° gruppo
eseguirono una prima missione di ricognizione fotografando alcuni casali incendiati. Il 7
giugno un’analoga missione veniva portata a termine da un altro bimotore nella zona di
Glacko senza rilevare nulla di anormale, ma ormai il quadro era chiaro, come scrisse il co-
mandante di gruppo, tenente colonnello Giordano Chierighini, in un rapporto segreto per
944 Comando Aeroporto Mostar, Informazioni sugli avvenimenti militari e politici nella Regione di Mostar,
n. 11/S del 31 maggio 1941, AUSSMA.

