Page 432 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 432
432 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
L’operazione “Dinara”
Con l’arrivo dell’autunno le condizioni atmosferiche peggiorarono in tutta la regione,
con forti venti, nuvole basse e nebbie fitte nelle vallate, ma l’attività aerea rimase intensa
come conseguenza di una maggiore aggressività delle formazioni partigiane e soprattutto
del tentativo di annullarne la capacità operativa prima dell’inverno. Nel settore dell’XI
Corpo d’Armata, su richiesta sia di questo comando di grande unità sia di Supersloda, l’a-
eroraggruppamento di Sussak appoggiò le azioni di rastrellamento condotte nella seconda
metà di ottobre dalle divisioni “Lombardia” e “Celere” a cavallo della Kupa e lungo la linea
ferroviaria di importanza strategica Fuzine-Delnice-Vrbosko-Ogulin-Karlovac-Zdencina, e
quelle che tra il 27 ottobre e il 4 novembre dispersero le bande ancora operanti nei Monti
Gorianci, a est di Lubiana. Nelle missioni di spezzonamento e mitragliamento i risultati
migliori furono ottenuti con interventi eseguiti di sorpresa, subito dopo l’alba o al tramon-
to, per cogliere l’avversario allo scoperto, ma l’abilità dei partigiani nel nascondersi tra la
vegetazione significò che in più di un’occasione gli attacchi furono portati sganciando le
bombe sulle zone boscose dove si erano rifugiati. Le squadriglie riuscirono spesso a rompere
l’equilibrio a favore delle truppe italiane e delle milizie che le fiancheggiavano, bombardan-
do poi per rappresaglia le località i cui abitanti erano sospettati di aver infierito sui feriti e
sui corpi dei caduti, o anche soltanto di appoggiare attivamente i partigiani.
L’aeroraggruppamento di Zara operò di concerto con i reparti del V corpo nella regione
della Lika, tra Bosnia e Dalmazia, dove la natura del terreno, che offriva poche possibi-
lità di mascheramento, e la fitta rete stradale facilitarono una volta tanto la ricognizione
aerea, e nella seconda metà del mese prese parte all’operazione Beta, condotta dal XVIII
Corpo d’Armata per riprendere il controllo della zona delle miniere di bauxite nelle Alpi
Dinariche e conclusasi il giorno 30 con la rioccupazione di Livno, nonostante il tardivo e
inefficace appoggio croato. I velivoli permisero ai comandi di avere un quadro di situazione
sempre aggiornato, intervenendo poi con azioni di mitragliamento e spezzonamento nelle
operazioni che tra il 27 e il 28 ottobre liberarono il presidio di Bos Grahovo, minacciato da
ingenti forze avversarie con mortai e artiglieria.
Beta era la fase conclusiva dell’operazione Dinara, la più grande operazione antipar-
tigiana condotta in Bosnia dagli italiani e intesa, su richiesta tedesca, a riprendere il con-
trollo della regione mineraria delle Alpi Dinariche, ceduta pochi mesi prima ai croati e da
questi perduta. Alla prima fase, operazione Alfa, condotta tra il 1° e il 12 ottobre dal VI
Corpo d’Armata nella regione compresa tra Siroki Brjieg, Dreznica, Rama, Prozor, Posuje,
avevano preso parte le squadriglie di Mostar, riuscendo più volte a sorprendere i partigiani
allo scoperto e martellandone le posizioni intorno a Prozor, obiettivo ultimo di questo
ciclo operativo. Durante l’avanzata su questa località, occupata l’8 ottobre dalla divisione
“Messina”, i collegamenti terra-bordo-terra funzionarono in modo più che soddisfacente
non solo con i reparti del Regio Esercito, ma anche con le bande M.V.A.C., in terreno
impervio e privo di vie di comunicazione. L’impiego di queste formazioni, e di bande
serbo-ortodosse autonome, fu uno degli elementi caratterizzanti dell’operazione ma non
fu più riproposto nella stessa misura durante la fase Beta per la loro indisciplina tattica,
Capitolo quarto

