Page 434 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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tanti piccoli presidi, asserragliati tra i reticolati, non soltanto offriva agli insorti la possi-
bilità di facili successi, ma creava anche un problema logistico di difficile soluzione che
finiva spesso col gravare solo sull’aeronautica. Qualora questa situazione si fosse ripetuta,
la minore disponibilità di velivoli da trasporto, e le crescenti difficoltà nei rifornimenti di
carburante, amplificate dall’irregolarità delle forniture, non avrebbero permesso di ripetere
lo stesso sforzo. I velivoli da trasporto dovevano essere perciò considerati come riserva da
utilizzare in casi di estrema urgenza e non come mezzo abituale di collegamento .
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Il 31 ottobre il Comando Supremo rispose assicurando che il Comando Superiore
FF.AA. Slovenia-Dalmazia avrebbe attuato una più economica e razionale distribuzione
delle forze, anche allo scopo di ridurre il più possibile l’entità dei trasporti aerei necessari per
l’alimentazione dei presidi. In effetti, Supersloda fin dall’estate del 1942 aveva manifestato
l’intenzione di alleggerire l’occupazione del territorio croato e di ritirare le truppe verso la
costa, sia per evitare gli inconvenienti derivanti dalla loro dispersione in troppi presidi, sia
per costituirsi una massa di manovra, sia infine in previsione di un possibile rientro in Italia
di qualche divisione. Ma a questo progetto si era opposto il comando tedesco, che dopo
aver richiesto l’intervento delle truppe italiane nella zona delle miniere di bauxite a nord di
Mostar, a supporto dei croati, con l’operazione Dinara, preannunciò l’esigenza della loro
partecipazione a una grande operazione intesa a liberare entro l’inverno il territorio della
Croazia dalle bande partigiane comuniste. Roatta non guardava con favore a questa pro-
spettiva, nella convinzione che un eventuale successo sarebbe stato soltanto temporaneo,
non avendo a disposizione forze sufficienti per controllare saldamente il territorio liberato,
ma da parte tedesca si sottolineava la necessità di far sì che, nell’eventualità di un’invasione
alleata dei Balcani, le truppe dell’Asse non si trovassero nella difficile situazione di dover
combattere su due fronti.
Nel frattempo, sulla base dell’esperienza maturata, Supersloda ritenne di dover con-
densare in poche e semplici norme le istruzioni per le segnalazioni da terra ai velivoli e per
il concorso aereo a favore delle autocolonne e dei convogli ferroviari . Nella prima parte
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della breve circolare, una delle poche espressamente dedicata al tema dell’aerocooperazione,
Roatta dispose che tutti i presidi, tranne i più grandi che, come Lubiana, Karlovac, Ogulin,
erano facilmente identificabili dall’alto, scrivessero il nome della località su uno o più tetti
o su un campo con lettere tracciate con la calce di altezza non inferiore a un metro e mez-
zo, e nelle zone innevate con lettere mobili di legno colorato di rosso. Lo stesso dovevano
fare le stazioni ferroviarie, mentre i fortini e le ridotte isolate, al di fuori dei centri abitati,
dovevano esporre un numero arabo stabilito dal competente comando di Corpo d’Armata
secondo un ordine sequenziale: da 1 a 250 per l’XI, da 251 a 500 per il XVIII, da 501 a
750 per il V e da 751 a 1.000 per il VI. Allo stesso modo, ma secondo una numerazione
propria, venivano a essere identificati i caselli ferroviari. A prescindere dai collegamenti ra-
991 Stato Maggiore della Regia Aeronautica, n. 1B/17082 del 21 ottobre 1942, citato in G. Santoro, il
concorso aereo alle operazioni nei Balcani, in “Rivista Aeronautica”, 9/54.
992 Comando Superiore FF.AA. “Slovenia-Dalmazia”, Ufficio Operazioni, Collaborazione dell’Arma aerea
con le truppe, in casi particolari, tel. n. 21700 del 1° novembre 1942, AUSSMA.
Capitolo quarto

