Page 433 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca           433

              per l’indisponibilità a collaborare con le milizie croate e soprattutto per i soprusi e le vere e
              proprie atrocità ai danni dei croati cattolici e dei musulmani.
                 Nonostante il succedersi di questi cicli operativi, il progressivo peggioramento delle
              condizioni atmosferiche e le restrizioni sul consumo di carburante determinarono una ri-
              duzione dell’attività aerea rispetto al mese di settembre, con 266 sortite e quasi 444 ore di
              volo, mentre rimase pressoché invariato il numero dei velivoli danneggiati dal tiro contra-
              ereo, 20, ai quali si aggiungeva un Fieseler Storch precipitato in fase di decollo e andato
              distrutto con la morte del pilota. Nel complesso, nonostante un cedimento strutturale
              avesse costretto a un atterraggio di emergenza un Ca.311 impegnato in una missione di
              aerorifornimento verso Knin, l’efficienza della flotta continuava a essere buona, soprattutto
              per i BR.20. Per quanto riguarda il munizionamento di caduta le nuove bombe incendiarie
              da 70 chilogrammi avevano invece avuto una percentuale molto elevata di mancati scoppi
              e si erano dimostrate di una qualche efficacia solo contro edifici in legno.
                 A dispetto dell’apparente successo delle operazioni di rastrellamento, la guerriglia ri-
              maneva una minaccia e le prospettive erano alquanto incerte. Un segnale preoccupante del
              sempre maggiore coinvolgimento degli alleati, per il momento ancora soprattutto a van-
              taggio dei cetnici, era la comparsa di campi di atterraggio, due dei quali furono identificati
              proprio in ottobre nei pressi di Drnis e di Tomislavgrad, entrambi puntualmente fotografati
              e tenuti sotto continua sorveglianza dal cielo. A riprova poi di quanto la situazione rimanes-
              se difficile, e della riconosciuta capacità dell’avversario di infiltrarsi pressoché ovunque, fu
              avviato un programma di potenziamento delle difese degli aeroporti di Mostar, Zemonico,
              Nedin, Grobnico, Lubiana e Altura di Pola. La loro sistemazione difensiva prevedeva una
              difesa esterna, con una fascia perimetrale di fortini collegati da reticolati intesa a fermare
              eventuali attacchi in forze, e una difesa interna, con postazioni per armi automatiche e fuci-
              lieri nelle immediate vicinanze delle zone di parcheggio dei velivoli per contrastare tentativi
              di sabotaggio e incursioni di paracadutisti. Inoltre, per far fronte a sempre più probabili at-
              tacchi aerei, vennero impartite disposizioni per il decentramento dei velivoli e fu avviata la
              costruzione di ripari antischegge e di trincee-ricovero per il personale, rafforzando la difesa
              contraerea con l’assegnazione di una sezione da 75/27 e di una di mitragliere da 20 mm sia
              a Zara sia a Mostar, a integrazione delle mitragliatrici calibro 8 mm esistenti.



              La direttiva del novembre del 1942

                 Con l’avvicinarsi dell’inverno, e in previsione delle difficoltà che la cattiva stagione
              avrebbe causato nei collegamenti di superficie, Superaereo rappresentò al Comando Su-
              premo l’opportunità di riorganizzare il sistema dei presidi tenendo conto non solo delle
              esigenze dell’occupazione ma anche di quelle di carattere logistico. Il loro numero e la loro
              consistenza dovevano essere riconsiderati nell’ipotesi che potessero rimanere bloccati per
              un lungo periodo, e perciò nell’impossibilità di esercitare un qualunque controllo del ter-
              ritorio, privilegiando nella scelta i centri abitati più importanti e le località di importanza
              strategica, anche in funzione della ripresa operativa della primavera successiva. L’esperienza
              dell’inverno precedente aveva infatti dimostrato che frazionare le forze di occupazione in
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