Page 442 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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442 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
sensazione di sicurezza nel settore destinato a essere investito dall’urto dei partigiani. Tra il
9 e l’11 febbraio la 6ª divisione croata dovette abbandonare in successione Livno, Posusje
e Imotski, senza preavvertirne il comando del VI Corpo d’Armata da cui dipendeva ope-
rativamente ma continuando fino all’ultimo a chiedere e a ottenere il supporto di fuoco
dei velivoli dell’aeroraggruppamento di Mostar per alleggerire la pressione dei titini che il
16 febbraio cominciarono a investire i presidi della “Murge”. L’intervento della Regia Ae-
ronautica con missioni di bombardamento e mitragliamento a bassa quota e con il lancio
di rifornimenti non riuscì a impedire che uno dopo l’altro fossero travolti: dopo il piccolo
presidio di Gornja Grabovica, sopraffatto già il giorno 16, il 17 febbraio fu colto di sorpresa
quello di Prozor, costituito dal III battaglione del 259° reggimento fanteria, e nelle venti-
quattro ore successive caddero quelli della forza di un plotone o poco più distribuiti lungo
le strade per Kosjic e Jablanica. Quanto a questi due, mentre il primo riuscì a resistere,
quello di Jablanica, investito dal grosso delle forze avversarie, capitolò il 26 febbraio, dopo
aver esaurito viveri e munizioni. A nulla valsero le numerose missioni di attacco al suolo
e di aerorifornimento eseguite dalle squadriglie di Mostar, e l’invio di un’autocolonna di
soccorso, intercettata e distrutta dai partigiani nei pressi di Dreznica, un altro presidio che
si batté fino all’ultimo prima di cedere le armi.
A questo punto il peso dello sforzo sostenuto cominciò a farsi sentire e la pressione delle
formazioni di Tito si attenuò, mentre la pianificazione per la seconda fase dell’operazione
Weiss veniva modificata con l’intervento a nord del settore della “Murge” di due gruppi
da combattimento tedeschi della 718ª divisione, di stanza a Sarajevo, e sul fianco sud di
reparti della divisione “Bergamo” affiancati da bande cetniche, con il compito di garantire
innanzitutto la sicurezza della zona di Mostar prima di procedere a sbloccare il presidio di
Konjic e avanzare quindi a cavallo del fiume Rama. Negli ultimi giorni di febbraio, oltre
a rifornire dal cielo i reparti italiani e cetnici accerchiati a Konjic, le squadriglie di Mostar
intervennero così ripetutamente per allentare la morsa dei titini su questa località e per
stroncarne gli attacchi alle posizioni tenute dalla divisione “Messina” e da reparti croati
nella zona di Nezdrvica.
Con una media giornaliera di oltre venti interventi, il febbraio del 1943 fu per il Co-
mando Aviazione Slovenia-Dalmazia il mese di maggiore impegno dalla sua attivazione nel
maggio del 1942, con oltre il 70 per cento delle sortite dedicato all’attacco al suolo. Il sen-
sibile miglioramento delle condizioni meteorologiche e le discrete condizioni di efficienza
dei velivoli permisero di mantenere alto il ritmo delle operazioni, anche se cominciavano
a mancare le parti di ricambio e la messa a punto dei Ca.314 si rivelava più complessa del
previsto. Anche le perdite furono le più alte mai registrate, con 33 velivoli colpiti, uno dei
quali, un Ca.311 della 120ª squadriglia, schiantatosi nel rientrare a Mostar, un BR.20 della
113ª squadriglia distrutto in un incidente in atterraggio e 5 caduti e 9 feriti tra gli equipag-
gi. Il tentativo di migliorare il munizionamento di caduta con la distribuzione di bombe da
100 chilogrammi non diede i risultati sperati, ancora una volta per la percentuale elevata di
mancati scoppi, ma la causa del problema, derivante dal tipo di esplosivo e dalle procedure
usate per il suo caricamento, sarebbe stata individuata e rimossa in marzo. Grazie anche
ai corsi per il personale dei posti a terra attivati in gennaio a Lubiana, Zemonico e Mostar
Capitolo quarto

