Page 522 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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le tre fasi della lotta alle bande e, nello stesso tempo, dava una diversa interpretazione di
quel conflitto, in chiave di guerra civile. Questa categoria, già utilizzata da Battaglini e
riscoperta da Pezzino che la mutuava dalla storiografia borbonica del periodo, è stata svi-
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luppata, ognuno con diverse sfaccettature, da Adorni , Lupo , e Davis . Bovio consi-
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derava il brigantaggio come uno scontro fratricida, in sostanza “l’efferatezza del comporta-
mento delle bande brigantesche e delle plebi rurali inferocite determinarono fatalmente le
direttive sempre più drastiche dei comandi e le modalità di impiego sempre più duramente
repressive dei reparti con il seguito di orrori ed orrori che ogni guerra civile comporta” .
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Esempio emblematico di quella situazione fu il fatto di Pontelandolo dell’11 agosto 1861,
dove alla violenza dei rivoltosi che avevano trucidato un distaccamento di 50 soldati del
36° reggimento fanteria, facendo scempio dei loro cadaveri, seguì una durissima, ma, sotto
alcuni punti di vista , comprensibile rappresaglia del XVIII Battaglione bersaglieri che
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distrusse il paese. Nel ribadire l’iniziale impreparazione dell’Esercito Bovio, ricordava come
molti militari, impegnati nella repressione, ebbero la capacità di dare una attenta lettura del
fenomeno, tra questi il generale Govone, che considerava l’estrema indigenza dei contadini
meridionali e la prepotenza dei galantuomini verso questi ultimi una delle principali cause
del brigantaggio .
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Nel 2000, Ferruccio Botti , nella sua monumentale opera in tre volumi, sul pensiero
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militare italiano, dedicava un intero capitolo alla questione della repressione militare del
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263 Mi riferisco agli studi di Pezzino del 1994, anche se non sono stati citati esplicitamente da Bovio (P.
pezzino, Risorgimento e guerre civile, pp.56-86, in G. ronzato, Guerre fratricide. Le guerre civili in
età contemporanea, Bollati Boringhieri, Torino 1994).
264 D. Adorni, Il Brigantaggio, in “Storia d’Italia”, annali 12, La Criminalità, a cura di l. violante, Ei-
naudi, Torino 1997, pp. 283-319.
265 S. lupo, Il grande brigantaggio. Interpretazione e memoria di una guerra civile, in “Storia d’Italia”, an-
nali 18, Guerra e Pace, a cura di W. Berberis, Einaudi, Torino 2002, pp. 462-502; id., L’unificazione
italiana: mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile, Roma, Donzelli editore, 2011.
266 J. a. daviS, Le guerre del brigantaggio, pp. 738-752, Gli italiani in guerra: conflitti, identità, memorie
dal risorgimento ai nostri giorni (direzione scientifica di Mario Isnenghi), Vol. I, Fare l’Italia. unità e
disunità nel risorgimento, a cura di M. iSnenGhi ed e. cecchinato, Torino UTET, 2008.
267 o. Bovio, Storia dell’Esercito italiano, op. cit., p. 59.
268 Ibidem, p. 58. “La reazione del battaglione bersaglieri fu naturalmente dura, forse brutale, ma la seve-
rità del giudizio potrebbe essere attenuata se si volesse considerare con sufficienza equanimità la rea-
zione del comandante alla vista di tanta efferatezza, reazione opinabile e forse censurabile su un piano
strettamente giuridico, ma largamente comprensibile sul piano umano”. In realtà non vi era solo la
reazione a caldo dei commilitoni, di fronte alla vista dei loro compagni trucidati, ma le disposizioni
di Cialdini che voleva dare un severo esempio a quelli che lui considerava degli spietati i reazionari e
legittimisti.
269 Ibid., p. 59-60.
270 Il colonnello della riserva, Ferruccio Botti, nato nel 1935 e scomparso recentemente, proveniva dal
12° corso dell’Accademia militare. Ufficiale di fanteria, ha prestato servizio nella Divisione Mantova,
III Brigata Missili e nella Brigata Isonzo. Giornalista pubblicista e storico delle teorie e dottrine mili-
tari, ha collaborato con gli uffici storici delle forze armate e con le principali riviste militari.
271 F. Botti, Il pensiero militare e navale italiano dalla rivoluzione francese alla prima guerra mondiale