Page 524 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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524 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
pontificia del capitano Alessandro Bianco di Saint Jorioz . Nell’opera la parte tecnico-
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militare era quella che occupava minor spazio, era però preziosa, perché il Bianco fu uno
capace di fornire un’immagine della guerriglia vista dall’altra parte e quindi di “descrive-
re difficoltà e problemi dell’aspra controguerriglia condotta in quelle zone per esperienza
diretta” . Per Alessandro Bianco nelle provincie meridionali tutto favoriva il brigantaggio
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fin dai tempi dei Borboni, “l’estrema povertà dei coloni agricoli; la rapacità e la protervia
dei nobili e dei signori [...]”, l’ignoranza delle popolazioni rurali, “l’influenza deleteria del
prete; la superstizione, il fanatismo, l’idolatria, fatte religione e santificate [...]” e, infine
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la Camorra . Le cause immediate che alimentavano il brigantaggio alla frontiera pontificia
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e a cui era necessario al più presto porre rimedio erano otto: il sostegno dello stato della
chiesa e della corte borbonica in esilio alla guerriglia, la disoccupazione e la povertà dei
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territori a ridosso della frontiera pontifica, l’influenza negativa del clero secolare e regolare
in tutte le provincie meridionali, l’amministrazione comunale e la Guardia nazionale, cor-
rotta ed esclusivo strumento della prepotenza dei galantuomini, l’amministrazione della
giustizia civile inefficiente e filoborbonica cosi come le guardie di pubblica sicurezza e in
ultimo, la difficile cooperazione con il corpo d’occupazione francese a Roma . Bianco non
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considerava una grande minaccia militare l’azione delle bande, sia per la netta superiorità
morale delle truppe regolari sui briganti, sia perché questi ultimi mancavano di un “piano
d’operazioni, un concetto militare efficace [...], di una logica tattica nell’operare, una con-
nessione … nei criteri militari e nell’applicazione dei principi i più elementari della guerra
piccola o per bande o di partigiani” , ma nonostante ciò erano inafferrabili, perfettamente
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adatti a muoversi sulle montagne dell’Appennino centrale ed era veramente difficile per
le truppe italiane, nonostante l’apparato militare organizzato alla frontiera pontifica che,
278 a. Bianco di Saint Jorioz, Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, Milano, G. Da-
elli e C., 1864 (ristampa anastatica Arnaldo Forni editore, Bologna, 1965). il Bianco fu autore anche
del volume Storie della caserma ovvero cinquecento aneddoti militari tratti dalle migliori istorie dei tempi
moderni, Torino, Fory e Dalmazzo 1864.
279 Alessandro Bianco di Saint Jorioz, ufficiale del corpo reale di stato maggiore generale, durante il bri-
gantaggio faceva parte dello stato maggiore del Comando delle truppe alla frontiera pontificia (ge-
nerale Govone), secondo l’Annuario Ufficiali del 1865 (p. 82), risultava collocato in aspettativa, con
anzianità sospesa, dal 24 aprile 1864, l’anno in cui era uscita la sua opera sul brigantaggio alla fron-
tiera pontificia. Non era presumibilmente una coincidenza. Era il figlio di Carlo Bianco di Saint Jo-
rioz (1795-1843), ufficiale di cavalleria del Regno di Sardegna, uno dei capi dei moti del 1821 e per
ciò costretto all’esilio e condannato a morte in contumacia, autore del saggio Della Guerra nazionale
d’insurrezione per bande pubblicato a Marsiglia nel 1830.
280 F. Botti, Il pensiero militare e navale italiano, vol. II, op. cit., p. 155.
281 a. Bianco di Saint Jorioz, Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, Milano, (ristam-
pa anastatica) Arnaldo Forni editore, Bologna, 1965, p. 11.
282 Ibid., pp. 19-20.
283 Ibid., pp. 209-252. Il Bianco chiaramente ammetteva che per eliminare il brigantaggio definitiva-
mente sarebbe stato necessario occupare Roma per eliminare lo Stato Pontificio.
284 Ibid., pp. 323-363.
285 Ibid., pp. 31-32; si veda anche pp. 33-37.