Page 527 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio  527

              nell’ultimo capitolo del suo volume, spiegava, come, secondo lui, il generale Pallavicini
              avesse definitivamente sconfitto il brigantaggio nella zona di Melfi e Lacedonia. Quest’uf-
              ficiale, infatti, aveva avuto il merito di trattare con grande rigore chi non collaborava e pre-
              miare invece chi collaborava , aveva saputo valorizzare la Guardia nazionale locale, aveva
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              realizzato un sufficiente accordo con le autorità civili, aveva organizzato un efficace sistema
              di spionaggio, e soprattutto aveva premiato l’autonomia di comando a livello di ufficiale
              inferiore comandante di distaccamento, unità base per la controguerriglia . La soluzione
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              per vincere definitivamente il brigantaggio nelle provincie meridionali stava nell’adottare
              degli efficaci metodi di polizia, indicati dal Pallavicini ed abbattere lo Stato Pontificio,
              poiché “il potere temporale e il brigantaggio sono due alleati che, a quanto sembra, devono
              resistere o cadere insieme” .
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                 Il capitano Angiolo De Witt, nel suo volume, narrava della guerra contro i briganti nel
              Molise, ricordava gli scontri sostenuti dal tenente Giacomelli vicino a Termoli nel gennaio
              1861 contro una grossa banda al comando di Crocco, il combattimento nel bosco nelle
              Grotte vicino a Serracapriola e alla masseria De Mattheis sempre nello stesso periodo ,
                                                                                    298
              la cattura del brigante Cappelletti da parte del tenente Fornaca travestito da brigante ,
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              le operazioni in colonna mobile della 16ª compagnia del 36° Reggimento nel 1862 , gli
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              assalti condotti dai cavalleggeri di Lucca comandati dal colonnello Balzani  e soprattutto
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              il sanguinoso massacro di Santa Croce di Magliano, del 4 novembre 1862, in cui trovarono
              la morte il capitano Rota e altri 30 militari della 13ª compagnia mentre 16 soldati, di origi-
              ne meridionale passarono al nemico durante i combattimenti . L’autore nel suo volume,
                                                               302
              ci ha lasciato una testimonianza attenta all’ambiente e ai rapporti con le popolazioni civili
              della regione ma, a differenza del Bourelly, senza la pretesa di trarre particolari insegnamen-
              ti per la controguerriglia. Il De Witt sottolineava l’eccessiva severità, che sfociava spesso
              in atti di prepotenza al limite della legalità, di molti ufficiali nel trattare con le autorità
              municipali del posto, ricordava infatti l’esempio del capitano Crema che aveva emesso un
              proclama draconiano a Casalciprano in cui era prevista la fucilazione per chiunque osta-
              colasse, a giudizio insindacabile dell’autorità militare, la cattura dei briganti ; ricordava
                                                                            303
              l’eccesivo rigore della rappresaglia di Pontelandolfo in cui avevano trovato la morte anche


                 sull’Algeria nel 1844, pp. 551-622, in “memorie storiche-militari”, fascicolo III del 1912 (luglio).
              295 Bourelly fa un breve cenno a Giuseppe Caruso di Atella, la cui collaborazione, in realtà sembra essere
                 stata determinante, cfr.G. Bourelly, Il brigantaggio dal 1860 al 1865, op. cit., pp. 213-214.
              296 G. Bourelly, Il brigantaggio dal 1860 al 1865, op. cit., pp. 230-267.
              297 Ibidem, p. 268.
              298 a. de witt, Storia politico-militare del brigantaggio, op. cit., Lecce, Capone editore, 2007, pp. 155-
                 159.
              299 Ibid., pp. 159-160.
              300 Ibid., pp. 166-199.
              301 Ibid., pp. 224-230.
              302 Ibid., pp. 253-261.
              303 Ibid., pp. 171-180. Il capitano Aventino Crema per eccessivo rigore fu richiamato a Campobasso e
                 messo agli arresti.
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