Page 546 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           proprietari greci con tenue affitto, e viene curato l’allevamento del bestiame” . “Oltre ai
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           quantitativi di farina e di cereali che il governo italiano mandò dalla Madrepa tria e che
           possono valutarsi a circa 140 mila quintali fino a tutto ottobre 1941 e circa 200 mila dal
           novembre 1941 al giugno 1942, il Comando delle truppe di occupazione nei momenti più
           critici provvide con i mezzi dell’intendenza, quando per ritardo di arrivi dall’Italia o per
           siluramenti mancava il grano necessario. Ma le dotazioni dell’intendenza previste per circa
           200 mila uomini, non potevano essere che di minimo sollievo del tutto temporaneo. Per
           contro una accurata incetta di tutti i generi alimentari esistenti permise di non far mai
           mancare un minimo di alimenti, una altrettanto perfetta organizzazione di cucine econo-
           miche e di refettori per poveri, vecchi, donne gravide e bimbi fu creata in tutte le province.
           Dovunque esisteva un presidio italiano questa organizzazione, dovuta esclusivamente alle
           autorità italiane, giacché i governanti greci se ne mostrarono del tutto incapaci, provvide a
           soccorrere gli indigenti, le madri e i bimbi. L’opera di carità e di as sistenza fu largamente
           aiutata da tutti i privati italiani di Atene; non vi era qui famiglia del corpo diplomatico
           italiano che non provvedesse a un certo numero di bimbi: la mensa particolare del coman-
           dante distribuì fino a cinquanta minestre al giorno. I tedeschi in questo campo non fecero
           nulla, non di rado furono d’intralcio; talvolta manifestarono apertamente il loro malcon-
           tento. Questa assistenza italiana, cui concorrevano anche i singoli soldati dividendo non di
           rado la razione pane con qualche povero, fu molto ap prezzata dai greci e concorse notevol-
           mente a creare larghe e durature simpatie per gli Italiani, che ebbero occasione di manife-
           starsi chiaramente dopo l’8 settembre 1943. L’azio ne del Comando italiano a favore dei
           greci non si limitò soltanto all’assistenza caritatevole ora accennata ed all’energia con cui
           nella primavera 1942 fu combattuta e debellata una grave minaccia di tifo esantematico,
           che rappresentò un serio pericolo per Atene e per il Pireo. Mercé l’interessamento del Co-
           mando italiano ai greci fu risparmiata l’imposizione del lavo ro obbligatorio; le finanze
           greche poterono sino al 1943 evitare il crollo definitivo. Coman dante delle forze di occu-
           pazione e ministro plenipotenziario italiano dovettero sostenere su tali punti una vera bat-
           taglia, continuata per lunghi mesi, con l’alleato tedesco, per evitare la rovina totale delle
           Grecia. Del pari fu per l’opposizione recisa delle autorità italiane che in Grecia [...] gli ebrei
           non furono mai molestati, nonostante le pressanti insistenze del Comando germanico dei
           Balcani, il quale, in seguito ad ordine di Hitler, tentò in tutti i modi di ottenere dal Coman-
           do italiano che agli israeliti di Grecia fosse fatto lo stesso tratta mento cui erano stati sotto-
           posti i loro correligionari delle zone occupate dai tedeschi” . Il duro atteggiamento delle
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           truppe italiane verso i ribelli era determinato, talvol ta, anche dagli atti di ferocia compiuti


           369 Foglio n. 495 in data 23 ottobre 1942, cit.
           370 Relazione Geloso, cit. Dopo l’8 settembre 1943 migliaia di militari italiani sfuggiti alla cattura tede-
              sca trovarono ospitalità e rifugio presso la popolazione greca. Non pochi aderirono alla resistenza.
              Sorte peggiore toccò ai militari della divisione “Pinerolo” che, dopo essersi affiancati ai partigiani
              dell’ELAS nella lotta contro i tedeschi, furono disarmati e internati in campi di concentramento dove
              ebbero a subire un trattamento inumano. Dei circa 6.500 militari unitisi ai partigiani, 1.500 furono
              catturati dai tedeschi, 2.000 rimpatriarono dopo un anno di tragica vita sui monti e 3.000 perirono
              di stenti in mano dei partigiani greci.
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