Page 549 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 2. L’occupAzione itALiAnA deLLA GreciA (1941-1943) 549
Le direttive emanate dal comando divisione “Pinerolo” per le azioni contro le prime bande
di ribelli facevano largo affidamento sull’attività investigativa ed informativa ritenuta indi-
spensabile ai fini della loro localizzazione: “Il sorgere di gruppi armati, di banditi ed ele-
menti fuori legge è da considerarsi decisamente in aumento. E’ evidente che tutto ciò ri-
sponde ad un piano organizzato allo scopo, oltre che di dare molestia alle nostre truppe,
logorandole in continue e molteplici battute di rastrellamento, anche di impedirne il de-
flusso verso altri teatri di operazione. […] E’ necessario non dar tregua a queste bande ar-
mate cercando di stroncare ed eliminare sul nascere i primi nuclei. A base delle operazioni
di rastrellamento e polizia è indispensabile una rete informativa organizzata che consenta
di operare risultati concreti. E’ ovvio che il funzionamento di tale rete richiede tempo non
indifferente per la ricerca di informatori adatti sul posto e confidenti nelle varie località,
sparse su vasta zona, per la raccolta ed il vaglio delle informazioni, per gli interrogatori, ecc.
Questo lavoro non si può compiere se non con accurato metodo e permanendo qualche
tempo in zona. I reparti debbono ambientarsi, i comandi debbono preparare ed impartire
relazioni con elementi che diano affidamento; poi potranno agire a ragion veduta e con
probabilità concrete. Altrimenti è inevitabile che pochi elementi arditi, perfetti conoscitori
di ogni sentiero, il terreno rotto, boscoso, pieno di forre, riescano a fuggire. Le fugaci visite
ai centri abitati e le marce rapide non danno risultati tangibili di rastrellamento” . Tali
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direttive d’azione non furono approvate dal gen. Geloso, che, pur convenendo sull’impor-
tanza dell’attività informativa, ritenne di dover imprimere alle operazioni di controguerri-
glia un maggior dinamismo e carattere di decisione: “Comunico che, riconoscendo la ne-
cessità di dare maggiore impulso e vita al servizio informazioni, sto provvedendo a
rinforzarne con elementi idonei l’ufficio “I”; però la raccolta delle notizie, che è certo uti-
lissima, non deve essere elemento di remora per le operazioni, nel senso che ove si vogliano
eventualmente perfezionare le informazioni, si finirà il più delle volte con l’arrivare tardi;
mentre in situazioni del genere è sempre necessario una repressione esemplare ed
immediata” . Il successo delle prime azioni repressive fu facilitato dalla forza relativamen-
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te ridotta delle singole bande, dalla loro scarsa organizzazione e dal limitato soste gno infor-
mativo e logistico fornito dalle popolazioni locali, forse ancora non ben indottrinate a livel-
lo ideologico. Il Comando italiano, comunque, non si fece trop pe illusioni, avendo
mine pattuglia si intende, in ogni circostanza, squadra organica, organicamente armata e dotata del
previsto munizionamento. Anche la pattuglia marcia provvedendo sempre alla propria sicurezza: una
coppia di militari, a distanza di voce, procede, una coppia segue: armi automatiche a spalla, pronte
ad aprire il fuoco; 2 militari opportunamente scelti, preventivamente designati ed orientati a recarsi,
ove necessario, al più vicino presidio onde richiedere il concorso”.
377 Foglio n. 1515/Op. in data 24 agosto 1942, Operazioni di rastrellamento e polizia militare in zona La-
mia, comando divisione fanteria “Pinerolo” – Ufficio del capo di stato maggiore. Era ordinato di evi-
tare l’impiego di motociclisti isolati, di automezzi senza scorta, di gruppi di militari di forza esigua.
“Costituire quindi pattuglioni molto robusti che partendo da punti diversi e marciando celermente
verso la zona d’impiego, rastrellino bene tutta la zona, impedendo ai banditi di fuggire. Ottimo ren-
dimento, se bene impiegati, potranno dare i nuclei montati”.
378 Foglio n. 0216865 in data 30 agosto 1942, Repressione brigantaggio, Comando Superiore FF.AA. Gre-
cia – Ufficio Operazioni.