Page 560 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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560 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
sia nella Iocidee e Itiodite, e cioè nella zona della divisione “Pinerolo”, la lotta assunse un
caratte re più aspro. L’andamento delle operazioni contro la guerriglia fu così riportato dal
gen. Geloso al Comando Supremo: “Se oggi l’estrema mobilità che caratterizza le bande dei
ribelli e la possibilità di racco gliersi in breve tempo nel punto prescelto per l’azione, disper-
dendosi subito dopo, con sentono loro di ottenere qualche successo ai nostri danni, esso
però è limitato nelle con seguenze per la vigilanza sempre in atto, per le operazioni di rastrel-
lamento frequenti e metodiche che rendono difficile la vita dei ribelli, per contromisure
predisposte e pronte ad entrare in funzione, per la non completa connivenza delle popola-
zioni che solo il ti more di rappresaglia da parte nostra trattiene dal fare causa comune con
gli insorti [...]. Le mie unità compiono continue operazioni di rastrellamento, affrontando
fatiche e di sagi di ogni genere e facendo spesso sacrifici di sangue. Per la natura stessa delle
bande, i loro caratteristici procedimenti d’azione, la mancanza di obiettivi territoriali da
conqui stare e difendere, rendono estremamente difficile il poter giungere ad un vero e pro-
prio combattimento a distanze ravvicinate e quindi alla totale distruzione di esse” . Anche
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la giustizia militare aveva avvertito il deteriorarsi della situazione del ’ordine pubblico.
“L’andamento della criminalità è ovviamente in stretta dipendenza degli eventi militari sui
vari fronti di guerra. Le intimidazioni e le violenze, cui gli elementi ribelli hanno fatto ri-
corso ai danni di nostri simpatizzanti e confidenti, hanno reso più difficile l’attività investi-
gativa degli organi di polizia. Il che spiega almeno in parte la riduzione delle de nunce per
detenzione di armi e per favoreggiamento di sudditi nemici, nel mentre si sono ridotti di
numero gli espatri clandestini, a scopo di arruolamento nelle armate inglesi operanti nel
nord Africa, per l’evidente tendenza delle correnti a noi avverse di far rima nere in patria gli
uomini validi onde ingrossare le schiere degli andartes. Intensificata appare poi la propagan-
da sovversiva svolta sotto tutte le forme e diretta ad acquisire nuovi proseliti ad associazioni
sovversive e insurrezionali [...] a provocare perturbamenti nel ’ordine pubblico, in ispecie,
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a mezzo di scioperi e di manifestazioni di piazza. Per argi nare e reprimere tale attività cri-
minosa, il Comando Superiore ritenne emanare due ban di: il numero 13 del 25 aprile
1942, che prevede il delitto di sciopero, comminando pene severe in ispecie per i capi,
promotori ed organizzatori, e numero 20 del 5 dicembre 1942 che, in relazione all’accen-
tuato sviluppo della propaganda fatta soprattutto a mezzo di fogli stampati e ciclostilati e
di iscrizioni murali, crea le premesse per un rigoroso con trollo delle arti tipografiche, lito-
grafiche e simili e stabilisce pene adeguate per quanti partecipano a lavori di riproduzione
in molteplici esemplari di pubblicazioni a contenuto sedizioso od offensivo per le Forze
Armate italiane” . Le truppe d’occupazione ricevettero a loro volta ordini di svolgere in-
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tensa attività di contropropaganda da attuare sia col lancio di manifestini ed affissioni di
proclami, sia direttamente sulle popolazioni nel corso di perlustrazioni e rastrellamenti. “Le
operazioni di rastrellamento e polizia militare per conseguire buoni risultati è necessario
414 Foglio n. 022618 cit.
415 Relazione circa il lavoro svolto dalla Procura militare e dal Tribunale militare di guerra del Comando Su-
periore FF.AA. Grecia nell’anno 1942, cit. In quell’anno furono eseguite 39 condanne a morte (10 nel
1941), molte delle quali sul posto del commesso reato. Erano adibiti a luo ghi di reclusione vari carceri
militari, i principali dei quali gestiti dagli italiani: Averoff e sua succursale, Kallitea, Kalamata, Larissa.