Page 562 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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562 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
CC.NN., un battaglione e due compagnie mitraglieri, un battaglione mortai, un gruppo
ed una batteria d’artiglieria, mentre la “Forlì” ebbe: un reggimento di cavalleria, un reggi-
mento granatieri ed un reggimento d’artiglieria . Nonostante i rinforzi, il comando della
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“Pinerolo” dipinse un quadro scoraggiante della situazione, dato dalla scarsa disponibilità
di truppe per il controllo di zone tanto estese e, soprattutto, dall’organizzazione delle forze
di fanteria, che, per addestramento, criteri d’azione ed armamento, non apparivano in
grado di contrapporti con successo alle bande partigiane: “I criteri in base ai quali è orga-
nizzata la difesa del territorio (gravitazione delle forze nei maggiori centri ubicati lungo le
principali vie di comunicazione, difesa delle coste e dei punti più sensibili ai fini della dife-
sa stessa) non consentono di fare di più e di meglio. Le giuste misure intese a evitare smi-
nuzzamenti di forze e presidi troppo piccoli, riducono naturalmente il numero delle loca-
lità da noi presidiate e accrescono le distanze fra i presidi stessi. I banditi agiscono dove
sanno di non trovare nostre guarnigioni. D’altra parte le loro formazioni molto mobili, a
perfetta conoscenza del terreno, non appesantite da impedimenta di carattere logistico,
favorite dalla popolazione, facilmente si disperdono al sopraggiungere dei nostri reparti
inviati di volta in volta per sorprenderle ed agganciarle. La tattica adottata dai banditi si
riassume in: attacchi di sorpresa, immediato sganciamento, fluidità. A tale forma d’azione
malamente si adattano le nostre formazioni. Soli mezzi per combattere le bande fino a che
esse non hanno carattere permanente consistente, potrebbero essere: 1) l’azione di contro-
bande esplicata da speciali reparti addestrati e specializzati nella particolare forma di lotta,
appoggiati dai nostri battaglioni così come si è praticato e si pratica altrove: non si è potuto
finora addivenire alla formazione di tali reparti cacciatori; 2) vasta, attrezzata, capillare rete
informativa che fornisca, in tempo utile, notizie ed informazioni precise sui movimenti ed
intendimenti delle bande, il che non è attuabile per la totalitaria ostilità dell’elemento elle-
nico nei nostri confronti. Si è registrata a riguardo negli ultimi tempi la forte riduzione di
confidenti ed informatori in conseguenza dell’attività che le bande svolgono decisamente
colpendo gli elementi greci di nostra fiducia. L’informatore, in genere, man mano che i ri-
schi aumentano, cerca di rientrare nell’ombra per non compromettersi nei confronti dei
suoi connazionali. Molti hanno emigrato o cercano di emigrare in zone dove non sono
conosciuti. Tutti, anche i pochi elementi che sembravano ben disposti verso di noi, ora ci
sfuggono; 3) disporre di un congruo numero di automezzi e di maggiore disponibilità di
carburante. La situazione automezzi di Corpo d’Armata e le limitazioni necessarie per eco-
nomizzare carburante non consentono largo impiego di automezzi per rapidi spostamenti.
[…] La nuova situazione, creatasi in questi ultimi mesi, determina la minore possibilità di
far muovere con libertà i nostri reparti anche di forza esigua (squadra e plotone), come
avveniva per il passato, in conseguenza del pericolo che detti reparti corrono in caso di in-
419 Di queste forze, però, una parte era impiegata per compiti di difesa costiera (4 battaglioni e 3 com-
pagnie mitraglieri, oltre a reparti vari d’artiglieria nel caso della “Pinerolo”), presidiari e di protezione
delle vie di comunicazione. Inoltre, la forza presente dei reparti non superava il 50-60% degli effettivi
a causa dell’infezione malarica. Considerando il settore di competenza della “Pinerolo”, ampio in li-
nea d’aria 275 km per 120 km, le forze disponibili erano decisamente insufficienti per i compiti asse-
gnati. Il III Corpo d’Armata fu rinforzato con due battaglioni CC.RR. ed uno di Guardia di Finanza.