Page 567 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 2. L’occupAzione itALiAnA deLLA GreciA (1941-1943) 567
Giannina 140 detenuti con la complicità della località gendarmeria; altri eventi analoghi si
verificarono il 6 marzo a Levadie (40 reclusi evasi), l’11 marzo a Karditza (32 detenuti) ed
il 7 aprile in un sanatorio di Atene (32 comunisti liberati). Di fronte al rapido rafforzamen-
to delle bande, la cui forza superava in alcuni casi anche il migliaio di uomini, il comando
della “Pinerolo” fu costretto ad ordinare il ripiegamento da alcuni presidi per concentrare
le truppe in quelli maggiori . Ormai anche l’impiego di un battaglione isolato, forte di
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5-600 uomini, era considerato a rischio. “Il mese di marzo è caratterizzato dal dilagare del
movimento ribelle ed essenzialmente dalla realizzazione della massa da parte delle bande
armate che, conseguentemente, hanno assunto atteggiamento più aggressivo. […] Questo
comando, non potendo per scarsità di forze fronteggiare ovunque la situazione, è stato
costretto a ritirare i presidi di minore entità raggruppandoli lungo gli assi delle comunica-
zioni rotabili e ferroviarie onde garantire la libera disponibilità” . Le numerose perdite
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subite e la stanchezza per i continui cicli operativi, il cui onere era ricaduto in gran parte
sulle truppe del III Corpo d’Armata, avevano avuto nefasti riflessi sul morale soprattutto
dei militari della divisione “Pinerolo”: “Ho ragione di credere che per i reparti della “Pine-
rolo”, la situazione di ostilità e di guerriglia via via cresciuta e peggiorata, il prolungarsi
ormai da diversi mesi di operazioni di polizia non sempre favorevoli, abbia prodotto una
certa stanchezza e possa indurre a considerazioni e confronti. Segnalazioni confidenziali mi
fanno comprendere che possono aver influito sull’anima del nostro soldato: l’abbandono
da parte nostra di importanti centri abitati; il nervosismo per timore di attacchi in massa
da parte dell’avversario; voci incontrollabili su concentramenti di banditi e loro propositi
di vendetta; comportamento generoso tenuto talvolta dall’avversario nei confronti dei no-
stri soldati catturati” . La grave situazione morale dei reparti della “Pinerolo” fu riferita al
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console generale d’Italia a Salonicco anche dal gen. Giovanni Del Giudice: “Morale delle
truppe reso basso dalla vera e propria paura del ribelle di cui erano invasi i superiori tutti e
che faceva sì che la nostra azione fosse tutta orientata alla difensiva anziché all’offensiva;
reparti operanti (battaglioni) ridottissimi di forze, mentre i comandi e gli stati maggiori
erano pletorici e costituiti per la gran parte da ufficiali raccomandati e che si erano fatti
destinare in Grecia per divertirsi e far vita comoda; spirito antifascista ed antitedesco nei
reparti; trascuratezza da parte dei comandanti degli affari militari (lasciati in mano al capo
di stato maggiore) e cura eccessiva degli affari civili che costituivano notoriamente fonte di
illeciti guadagni; tenore di vita privata immorale da parte di tutti coloro che potevano farlo,
dall’ufficiale, al sottufficiale, al militare di truppa; corruzione penetrata anche nell’Arma dei
Carabinieri che non riferiva le irregolarità che si verificavano e commetteva essa stessa abu-
437 “Per la prima volta sono apparsi sulla scena formazioni ribelli, forti di parecchie migliaia di uomini,
particolarmente attivi nella regione del confine settentrionale. […] Le bande ribelli si accrescono di
nuovi elementi, attraverso una vera e propria forma di coscrizione, come avviene in taluni distretti
settentrionali, oppure col sistema della precettazione” (promemoria per il Duce, Notizie dalla Grecia,
in data 1° e 16 aprile 1943).
438 Foglio n. 028671, cit.
439 Foglio n. 01/5581 in data 22 aprile 1943, Relazione sulle condizioni morali della truppa, comando III
Corpo d’Armata – stato maggiore.