Page 109 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO QUARTO




                  soprattutto nelle zone occupate del territorio austro-ungarico. Dopo una circolare del dicembre
                  1915 che regolava la materia degli internamenti, nell’estate 1916 si tornò sull’argomento allo
                  scopo di diminuire i ricorsi, essendo in esame circa 3000 processi di revisione.
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                  Nel mirino delle autorità militari italiane di occupazione caddero soprattutto i preti, molti dei qua-
                  li erano accusati di nutrire spiccate simpatie per la causa della cattolicissima Austria-Ungheria.
                  Alla fine di giugno 1915, Cadorna telegrafava alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che
                  fino a quel momento erano stati arrestati 37 preti austriaci, dei quali 2 erano stati liberati, 30
                  internati, mentre 4 erano ancora sotto inchiesta ed 1 tenuto in ostaggio. «Principali motivi dei
                  provvedimenti», telegrafava Cadorna «sono sospetti propaganda et spionaggio nostro danno,
                  favoreggiamento nemico, propalazione notizie allarmanti fra soldati».
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                  gLi ufficiaLi di coLLegamento
                  Un’attività informativa interna all’Esercito coordinata dall’’Ufficio Situazione ed Operazioni
                  di Guerra era svolta dagli ufficiali di collegamento, allo scopo di «tenere S. E. il Capo di Stato
                  Maggiore continuamente al corrente del succedersi degli avvenimenti e dello svolgersi della
                  battaglia, sia nelle sue linee generali, sia nei suoi particolari di maggiore importanza, mediante
                  un complesso di notizie emananti da ufficiali non impegnati nell’azione e per conseguenza non
                  soggetti ad emozioni della lotta».  Ogni ufficiale d’informazioni e collegamento doveva riferi-
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                  re sullo schieramento delle truppe prima dell’azione, fare un sunto degli ordini d’operazione e
                  segnalare durante le azioni, mediante comunicazione scritta o telegrafica, gli avvenimenti prin-
                  cipali accaduti e le varie fasi del combattimento, rimanendo presso i comandi cui era distaccato.
                  Era posto l’accento sulla necessità di “molto tatto” da parte degli ufficiali preposti allo speciale
                  servizio, dovendo, «nell’assumere le notizie, usare garbo e discrezione e limitarsi, nel trasmetterle,
                  all’enunciazione di fatti concreti, astenendosi da qualunque apprezzamento». Appariva prevedi-
                  bile, infatti, quantomeno il sospetto col quale sarebbero stati accolti tali ufficiali inferiori di stato
                  maggiore, da parte degli ufficiali dei comandi cui erano distaccati e in particolare dei comandanti,
                  nel timore che riferissero al Comando Supremo ogni situazione critica e minimo evento negativo.
                  L’esordio  del  servizio  venne  comunque  giudicato  positivamente  dal  generale  Porro  il  quale
                  evidenziò che: «Il servizio d’informazioni e collegamento istituito dal Comando Supremo con
                  mezzi propri, per coordinare le azioni militari nelle quali concorrono più armate, ha sin dall’i-
                  nizio corrisposto al suo scopo, perché esso è riuscito a tenere, in ogni momento S.E. il Capo di
                  Stato Maggiore, perfettamente al corrente della situazione complessiva di tutte le truppe operan-
                  ti, fornendogli così gli elementi esatti e concreti per pronunciare le sue decisioni.»
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                  Il servizio, inizialmente coordinato da un nucleo centrale presieduto da un direttore, il colonnel-
                  lo Giuseppe Pennella, capo all’epoca della segreteria dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore
                  dell’Esercito, coadiuvato da tre ufficiali, era articolato su gruppi di due ufficiali per ogni armata
                  e di sottogruppi di ufficiali per ogni corpo d’armata, in modo da assegnare un ufficiale ad ogni
                  comando di corpo d’armata e di divisione.

                  48   Circolare n. 52420 in data 5 agosto 1916, Allontanamento di persone sospette dalla zona di guerra, Comando Supremo
                  – Segretariato Generale per gli Affari Civili, AUSSME, fondo M-7 Circolari vari uffici. Si sosteneva che «l’efficacia di
                  quest’arma di difesa contro lo spionaggio e contro le insidie di coloro che in qualsiasi modo cercano di deprimere lo spirito
                  delle truppe e delle popolazioni non sarà per effetto di siffatte norme diminuita, ma sarà evitato, nell’interesse stesso del
                  prestigio dell’Autorità Militare, che un uso troppo largo di tale provvedimento, in casi in cui non ne sia evidente la neces-
                  sità, tolga valore anche a quegli internamenti che sono effettivamente indispensabili»
                  49   Telegramma n. 411-G in data 28 giugno 1915 del Comando Supremo – Segreteria del Capo di Stato Maggiore, AUSSME,
                  fondo E-2 Comando Corpo di Stato Maggiore – carteggio guerra mondiale.
                  50    Circolare  in  data  4  giugno  1915,  Servizio d’informazioni e collegamento,  Reparto  Operazioni  –  Ufficio  Armate,
                  AUSSME, fondo M-7 Circolari vari uffici. Il servizio degli ufficiali di collegamento aveva lontane origini ed era ispirato a
                  modelli prussiani di von Moltke. Fu introdotto in Italia nelle manovre del 1883.
                  51   Foglio n. 261 in data 8 giugno 1915, Servizio informazioni, Reparto Operazioni – Ufficio Armate, AUSSME, fondo M-7
                  Circolari vari uffici.

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