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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




                                                      Stampa specificamente preposto all’opera di propa-
                                                      ganda, con il compito di documentare la guerra sia
                                                      all’interno del Paese sia tra i reparti in linea, mediante
                                                      il contatto diretto con gli organi di stampa nazionali
                                                      e la produzione di comunicati e di materiale propa-
                                                      gandistico, avvalendosi ben presto anche di supporti
                                                      fotografici e cinematografici.
                                                      Nel corso del conflitto, la telegrafia e soprattutto la ra-
                                                      diotelegrafia divennero efficaci mezzi di propaganda
                                                      per l’interno e per l’estero. Si telegrafava il bollettino
                                                      di guerra del Comando Supremo all’agenzia telegra-
                                                      fica di Basilea (in italiano) e alla stazione radiotele-
                                                      grafica di Coltano (in più lingue), per la diramazione
                                                      all’estero.  L’agenzia  Stefani  riceveva  anch’essa  il
                                                      bollettino per la diramazione in Italia. Dalla metà del
                                                      maggio 1916 il Comando Supremo iniziò la diffusio-
                                                      ne di comunicati radiotelegrafici anonimi sulle opera-
                                                      zioni belliche contenenti, talvolta, anche smentite di
                                                      comunicazioni ufficiali del nemico.
                                                      Se nel 1915 la propaganda fu orientata più all’interno
                                                      del Paese ed all’opinione pubblica, trascurando quel-
                                                      la rivolta ai combattenti, all’inizio del 1916 l’opera di
               4.7 Carolina commemorativa della Medaglia   persuasione si volse maggiormente ai reparti operan-
               d’Oro al Valor Militare Enrico Toti che fu pro-  ti, anche al fine di contrastare la propaganda pacifista,
               pagandista di guerra                   fomentata dagli anarchici e da una parte dei socialisti.
                                                      Nel marzo 1916, l’Ufficio Situazione ed Operazioni di
               Guerra del Comando Supremo propose di dar maggior sviluppo alla propaganda nelle file dell’Esercito
               mediante pubblicazioni ufficiali ed ufficiose, che valessero a tener desto nelle truppe lo spiri-
               to militare e a dimostrare l’interessamento per esse da parte dei vertici militari e politici della
               Nazione.  Iniziò, così, una vasta pubblicazione di opuscoli destinata ai soldati, prodotta col
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               contributo sia del Ministero della Guerra sia di comitati ed enti privati. Numerosissimi libretti
               o semplici pieghi furono distribuiti gratuitamente o dietro il pagamento di pochi centesimi alle
               truppe, soprattutto a partire dal 1916.
               Tra la fine del 1915 ed il 1916 iniziarono ad avere una certa diffusione, per iniziativa di singoli
               corpi e reparti, i “giornali di trincea”, semplici fogli artigianali, solitamente a quattro facce ci-
               clostilate, con tiratura limitata a poche copie.  Si trattava di riviste che restavano quasi sempre
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               all’interno dell’unità che le aveva generate, creati nella maggior parte dei casi da ufficiali, talvol-
               ta anche senza il permesso dei comandi superiori. Entro il 1917 i giornali di trincea proliferarono
               e divennero più completi e strutturati, grazie anche a modesti apporti finanziari dei comandi.
               Sebbene non previsti ufficialmente dal Comando Supremo, venivano tollerati e talvolta incorag-



               73   Promemoria in data 17 marzo 1916, Organizzazione del servizio delle comunicazioni al pubblico, Comando Supremo
               – Ufficio Situazione ed Operazioni di Guerra, AUSSME, fondo F-1 Comando Supremo. Il contenuto degli opuscoli era
               intonato ai più puri sentimenti di devozione all’Esercito, di culto del sacrificio estremo per la grandezza e la vittoria della
               Patria e di odio del barbaro nemico.
               74   Livio Vanzetto, Buona stampa, in La grande guerra. Uomini e luoghi del ’15-18, tomo-2, Mario Isnenghi - Daniele
               Ceschin (a cura di), UTET, Torino, pp. 813-814. I giornali da trincea ebbero la diffusione massima nel 1918 con il contribu-
               to di insigni intellettuali di fama nazionale. Si veda anche Mario Isnenghi, Giornali di trincea (1915-1918), Einaudi, Tori-
               no, 1977. Con circolare n. 1757/SI in data 27 febbraio 1918 della Sezione U fu «definitivamente approvata la compilazione
               di giornaletti satirico-umoristici di armata da diffondersi fra le truppe il più largamente possibile».


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