Page 144 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               za anche sul personale militare isolato nelle retrovie ed in zona territoriale, a seguito dell’arresto
               di vari agenti nemici che indossavano uniformi italiane. 70
               All’azione del nemico si aggiungeva l’attivismo dei partiti avversi alla guerra e la loro propa-
               ganda disfattista che tendeva a deprimere il morale della popolazione e dei combattenti, come è
               dimostrato da un rapporto del Servizio Informazioni datato dicembre 1917:


                     Il giorno 18 e 19 novembre u.s. ebbero luogo a Firenze due riunioni segrete degli appar-
                     tenenti all’ala sinistra, leninista, del Partito socialista. […] In tali riunioni fu deliberato: 1)
                     provocare un congresso nazionale socialista nell’intento di solennemente affermare i con-
                     cetti insurrezionali ed antipatriottici del Partito; 2) biasimo al gruppo parlamentare socialista
                     ed alla giunta di Milano, perché non seguono la corrente leninista; 3) incaricare i compagni
                     leninisti che lavorano negli stabilimenti ausiliari, di intensificare la propaganda contro la
                     guerra e per la diserzione, e basare soprattutto la propaganda contro l’influenza dei francesi
                     e degli inglesi, ai quali devesi attribuire la prosecuzione della guerra; 4) divulgare incita-
                     menti, a mezzo della stampa clandestina, alla insurrezione contro la borghesia, portando
                     sempre ad esempio la Russia, ove la guerra, in seguito alla rivoluzione, è in realtà cessata;
                     […] Frattanto si è costituito un comitato centrale insurrezionale, da non confondersi con i
                     comitati di azione rivoluzionaria, composto esclusivamente di anarchici. Detto comitato
                     centrale ha costituito dei sottocomitati insurrezionali a Firenze, Napoli, Livorno, Genova,
                     Bologna e Ferrara. 71


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               Occorreva perciò attivare tra le truppe italiane un’energica azione di contropropaganda unita a
               una più attenta vigilanza e a una più accurata assistenza morale e materiale.
               Nel gennaio 1918, il Comando Supremo ordinò che i comandi di grandi unità stabilissero un
               vero e proprio servizio informazioni sul morale delle truppe, adibendovi non solo carabinieri e
               agenti, ma anche ufficiali e fiduciari di provata fede, «da ricercarsi, senza pregiudizi aprioristici,
               in ogni campo e sfruttando opportunamente i risultati della censura epistolare».
                                                                                        72
               Nel marzo 1918, l’attività sopra descritta venne disciplinata e posta alle dipendenze del Servizio
               Informazioni del Comando Supremo a cui facevano capo gli uffici informazioni delle armate


               Situazione e Operazioni di Guerra, AUSSME, fondo E-2 Comando Corpo di Stato Maggiore – carteggio guerra mondiale.
               70   È accertato che nel corso della ritirata di Caporetto e nella battaglia d’arresto sul Grappa-Piave, il servizio informazioni
               nemico impiegò agenti travestiti da ufficiali italiani, alcuni dei quali furono fucilati sul posto. Si vedano anche le circolari
               n. 93 in data 1° gennaio 1918, Infiltrazione di militari nemici nelle nostre file, e n. 542 in data 7 gennaio 1918, Predispo-
               sizioni nemiche per mescolare, al momento opportuno, fra le nostre truppe, ufficiali austro-tedeschi travestiti dell’Ufficio
               Situazione, Comunicati di Guerra e Missioni all’Estero ed il telegramma n. 120665 del Ministero della Guerra in data
               20 dicembre 1917, che comunicava “il nuovo arresto operato in zona territoriale di militari nemici in uniforme ufficiali
               italiani.” Nel novembre 1917 fu disposto che i comandanti di corpo apponessero un nuovo visto sopra le fotografie delle
               tessere di riconoscimento rilasciate agli ufficiali, allo «scopo di impedire che militari nemici possano servirsi di documenti
               appartenenti ad ufficiali italiani morti o prigionieri per infiltrarsi tra le nostre linee.» Nel giugno 1918 con telegramma n.
               17576 il Comando Supremo – Ufficio Affari Generali avvisò che: «Nemici catturati assicurano che ai prigionieri italiani
               vengono subito tolti giubba et berretto et che tali oggetti sono impiegati a travestire soldati austriaci con i quali nemico tenta
               portare scompiglio nostre linee».  Anche nella battaglia di Vittorio Veneto, Diaz, con telegramma n. 14698 del 3 novembre
               1918, informò che «nei territori di occupazione il nemico ha lasciati indietro militari austriaci vestiti in abito borghese col
               mandato di ostacolare e disturbare la nostra avanzata».
               71   Foglio n. 628/P in data 23 dicembre 1917, Movimento sovversivo, Comando Supremo – Servizio Informazioni, AUS-
               SME, fondo F-3 Carteggio sussidiario prima guerra mondiale.
               72   Circolare n. 916 in data 9 gennaio 1918, Propaganda contro la guerra, Comando Supremo – Servizio Informazioni,
               AUSSME, fondo E-5 Carteggio sussidiario dei corpi d’armata, busta 194. Già subito dopo Caporetto, la norma di impie-
               gare i carabinieri infiltrati nei reparti combattenti per controllarne la disciplina e il morale, fu estesa anche agli agenti di
               pubblica sicurezza. Così, nel dicembre 1917 il Ministero dell’Interno assegnò 154 agenti e funzionari di polizia alla Sezione
               U, che li distaccò agli uffici I.T.O. d’armata per la sorveglianza sulle truppe

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