Page 142 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
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zione italiana. Allo stesso Ministero degli Affari Esteri italiano era inoltre chiaro
come collaborare con tedeschi e croati avrebbe significato l’eliminazione delle co-
munità ebraiche consegnate. Ed era altrettanto noto – come qualche croato aveva
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ingenuamente confessato a Dubrovnik – che per ogni ebreo consegnato le autorità
tedesche pagassero trenta marchi ai croati, “alimentando un ignobile traffico”, cui
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gli italiani con la consegna avrebbero concorso.
Solamente Bastianini continuava ad insistere presso Supersloda affinché gli
ebrei giunti in Dalmazia fossero allontanati dai territori annessi. Anche nella sola
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zona occupata, tuttavia, ancora in autunno non mancava un ulteriore aggravamento
dei disagi legati all’alta percentuale di profughi. Il V Corpo d’Armata lamentava
che a Novi, Porto Re e dintorni il loro numero complessivo era salito a circa mille-
duecento. A Dubrovnik il prefetto e le altre autorità civili croate si rifiutavano ca-
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tegoricamente di provvedere all’alimentazione degli ebrei presenti sul territorio: il
prefetto aveva fatto presente che la città non possedeva viveri sufficienti al fabbiso-
gno della popolazione ed era Zagabria a provvedere ad integrare lo scarso quantita-
tivo di prodotti cerealicoli della provincia; con l’interruzione della linea ferroviaria
Sarajevo-Mostar, la situazione era andata poi peggiorando e la popolazione man-
cava quasi assolutamente di viveri. Il generale Dalmazzo aveva dovuto anticipare,
a diversi comuni della zona, importanti partite di farina che ancora non erano state
restituite. A prescindere dalle decisioni che sarebbero state prese in merito alla po-
polazione ebraica della “seconda zona”, Roatta riteneva doveroso venire incontro
alle loro necessità di vita e pregava il Commissariato amministrativo croato di voler
intervenire in questo senso presso le autorità croate, onde eliminare una evidente
ragione di “turbamento per l’ordine pubblico”. L’ipotesi più probabile, infatti, era
che gli ebrei, pur rimanendo nelle località prefissate, avrebbero cercato di procu-
rarsi con qualunque mezzo generi alimentari, contribuendo ad aumentare i dannosi
effetti della borsa nera per le vettovaglie ed i prezzi, che a Dubrovnik avevano già
raggiunto cifre proibitive con gravi ripercussioni sulle disagiate condizioni econo-
miche della popolazione. Dalmazzo consigliava che ove si fosse mantenuta ferma
123 ASDMAE, b. 1507 (AP 42)Ibidem, Comando Supremo, Operazioni – Scacchiere Orientale,
al Ministero degli Affari Esteri Roma, prot. N. 23514/OP, P.M. 21, 12 settembre 1942-XX.
124 Ibidem, Appunto, Roma, 23 ottobre 1942-XX.
125 Ibidem, Ministero degli Affari Esteri, Ufficio di Collegamento con Supersloda, all’Eccel-
lenza Pietromarchi Ministro Plenipotenziario Ministero degli Affari Esteri Gab.A.P., f.to
Castellani, P.M. 10, 11 settembre 1942-XX.
126 AUSSME, M-3, b. 69, telegramma cifrato, Governatorato Dalmazia at Comando Superslo-
da, f.to Governatore Bastianini, 12 settembre 1942-XX.
127 AUSSME, M-3, b. 69, Comando V Corpo d’Armata, Ufficio Affari Civili, a Comando Su-
periore FF.AA. Slovenia-Dalmazia-Ufficio Affari Civili, prot. n. 7711/AC, oggetto: Ebrei
della Dalmazia, f.to il Generale Comandante il Corpo d’Armata Renato Coturri, P.M.41, 15
ottobre 1942-XX.
142 Capitolo sesto

