Page 190 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
sto parla con maggiore libertà anche di argomenti solitamente taciuti dai suoi colle-
ghi. Le sue memorie sono una lettura utile anche per un’altra ragione: pur nella loro
parzialità gettano uno sguardo nelle stanze del comando italiano, ne descrivono la
quotidianità e la mentalità e, soprattutto, danno di alcuni protagonisti, e soprattutto
dell’indecifrabile Roatta, un profilo personale e caratteriale altrove introvabile.
Gli ufficiali
I libri scritti dagli ufficiali sono la maggior parte della memorialistica di guerra.
Essi sono anche la più variegata, comprendendo i ricordi e le esperienze di uomini
dal disparato percorso personale e dalla provenienza più diversa.
All’interno di questa parte della memorialistica si possono isolare tre differenti
filoni. Il primo è costituito dai libri di memorie dedicati all’esperienza post-otto
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settembre di quanti si trovavano nei Balcani . Nella quasi totalità dei casi le vi-
cende precedenti sono poco più di un accenno, e la narrazione comincia in genere
nell’immediatezza dell’armistizio italiano. Tali libri sono dunque più che altro un
utile “specchio” per valutare i rapporti degli ufficiali italiani con i loro ex-nemici ed
ex-alleati nel lasso di tempo 1943-45.
Il libro di memorie sulla prigionia in Germania del giornalista Enzo de Ber-
nart, Da Spalato a Witzendorf, è a questo riguardo un esempio significativo. Il solo
accenno al rapporto con la popolazione croata della città è relativo ai giorni del
disarmo da parte tedesca.
“Le altere ragazze spalatine, quelle che sulla riva procedevano a testa
alta distribuendo sguardi sprezzanti, avevano mutato contegno verso gli
ufficiali italiani. Tentavano ora di eludere le sentinelle tedesche per intro-
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durre nel Park Hotel pacchetti di roba da mangiare” .
Sia pure senza dirlo apertamente, l’italiano lascia dunque capire che i rapporti
con la popolazione fossero cattivi, ma che l’arrivo dei tedeschi aveva messi entram-
bi, occupati ed ex-occupanti, nella stessa condizione, e nella diffidenza reciproca si
affacciava, forse, una prima compassione umana.
38 Per una panoramica completa della storiografia sull’argomento completa delle fonti croate e
serbe, vedi: GIUSTI MARIA TERESA, La Jugoslavia tra guerriglia e repressione: la me-
moria storiografica e le nuove fonti, pp. 379-418, in L’occupazione italiana della Jugoslavia
(1941-43), a cura di FRANCESCO CACCAMO e LUCIANO MONZALI, Firenze, Le Let-
tere, 2008.
39 E. DE BERNART, Da Spalato a Wietzendorf, cit., p. 24.
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