Page 191 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Memoria dell’occupazione


                Una seconda categoria è costituita dalle memorie di quanti all’otto settembre
             scelsero di proseguire la lotta a fianco dei tedeschi. Per questi autori non c’è in real-
             tà gran differenza fra il “prima” e il “dopo”, si tratta della stessa guerra, combattuta
             contro lo stesso nemico.
                 Ajmone Finestra, allora giovanissimo ufficiale della milizia, è stato forse il più
             prolifico di questi autori che si potrebbero, con una certa approssimazione, definire
             “repubblichini”.
                Nelle sue memorie è presente fin dalle prime pagine una duplice costante: la
             denuncia delle impreparazione del Regio Esercito alla guerra, un leit motiv di molti
             autori reduci dalla RSI, ed il sentimento di grande cameratismo per i serbi antico-
             munisti delle bande MVAC, coi quali l’autore combatté per gran parte della guerra
             e che considerò, più dei tedeschi e degli stessi italiani, i suoi veri compagni di lotta.
             Narrando un episodio nel quale i soldati reagirono debolmente all’agguato dei par-
             tigiani ed invece i miliziani serbi combatterono efficacemente, Finestra conclude:
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             “La mia amicizia con i cetnici nazionalisti risale a quel 22 maggio 1942” .
                Dei partigiani, l’autore  si occupa  diffusamente,  preoccupandosi  più volte  di
             approfondirne la personalità, il pensiero di Tito e più in generale la natura della
             resistenza. Già nelle prime pagine Finestra fornisce un’analisi abbastanza esatta
             dell’evoluzione del movimento comunista jugoslavo e del suo intrecciarsi con la
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             questione dei nazionalismi . Il suo giudizio generale sulla resistenza è comunque
             quello tradizionale dei militari impegnati nella repressione. Ai titini, dei quali ri-
             marca le pratiche criminali, Finestra non riconosce il merito di aver liberato il Pae-
             se, giungendo ad affermare Tito si sarebbe anche astenuto dall’attaccare i tedeschi
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             in ritirata . Considerazione questa comune anche alla memorialistica tedesca, ma
             ampiamente smentita dai fatti, quando si consideri il grande enumero di prigionieri
             catturati dagli jugoslavi, sia pure col decisivo concorso sovietico, fra cui l’ammira-
             glio comandante la base di Pola, il generale comandante della divisione Prinz eu-
             gen ed il feldmaresciallo Lohr, comandante tedesco del sud-Europa, tutti giustiziati.
                Per ciò che attiene la politica italiana in Jugoslavia, Finestra ne offre un quadro
             privo di edulcorazione, affermando che dopo aver accolto i profughi dei massacri
             in Croazia l’intenzione del governo di Roma era di mettere croati e serbi gli uni
             contro gli altri in modo che combattendosi fra loro non avessero modo di attaccare


             40  A. FINESTRA, Dal fronte jugoslavo alla Val d’Ossola, cit., p. 37. Concetti non differenti
                sono riportati, in un contesto diverso, nelle memorie di coloro, come il giovane sottotenen-
                te Aldo Parmeggiani, che dopo l’otto settembre scelsero di combattere con i partigiani. Cfr.
                ALDO PARMEGGIANI, Soldati italiani nei Balcani, 1943-45. Diario di guerra., Ferrara,
                Corbo, 2000.
             41  AJMONE FINESTRA, Dal fronte jugoslavo alla Val d’Ossola. Cronache di guerriglia e
                guerra civile. 1941-1945. Milano, Mursia, 1995, p. 17.
             42  A. FINESTRA, Dal fronte jugoslavo alla Val d’Ossola, cit., pp. 68-69.

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