Page 201 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Memoria dell’occupazione


             Bellum iniustum. La questione dei crimini fra morale,

             memoria e diritto di guerra.


                L’elemento più controverso dell’occupazione militare dei Balcani è costituito
             dalle accuse, rivolte alle truppe italiane, di eccessi nell’opera di repressione della
             resistenza locale, ovvero da quelli che si suole chiamare “crimini di guerra”.
                Come abbiamo visto, molti degli italiani che scrissero le proprie memorie ac-
             cennarono all’argomento, sia pure con prudenza. Le violenze sono sempre descritte
             dagli autori come episodiche e individuali, e la loro gravità è sempre considerata
             molto inferiore a quella del nemico, alla quale esse costituivano una risposta legit-
             tima e inevitabile. Della legittimità dell’invasione della Jugoslavia, e di come essa
             potesse essere a sua volta un sopruso,  i militari non si pongono problema, essendo
             il loro compito di “fare guerra dove sia dal Sovrano ordinato”, come recita il Codice
             dell’ordinamento militare.
                Da almeno un ventennio la storiografia, italiana ed estera, ha messo allo studio
             la condotta dell’Italia come potenza occupante traendo dei giudizi molto severi
             sia sui comportamenti delle truppe durante la guerra, sia su quello dell’opinione
             pubblica  e delle istituzioni italiane dopo di questa. Se da una parte è infatti emerso
             come la politica repressiva dell’Italia non sia stata esente da colpe molto gravi -uc-
             cisioni indiscriminate, deportazioni, collaborazione con i tedeschi- dall’altra agli
             italiani è rimproverata una memoria parziale ed auto-assolutoria dell’intera Guerra
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             Mondiale ed in generale di tutte le guerre fasciste . Il fatto di essere divenuta, dopo
             l’8 settembre, a propria volta “vittima” della Germania, avrebbe consentito insom-
             ma all’Italia di presentare tutta la propria condotta nel conflitto come un antefatto
             della rottura italo-tedesca del settembre 1943 e di togliersi così sbrigativamente dal
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             banco degli imputati  .
                Culpa maxima di questa opera di cosmesi morale da parte dell’Italia sarebbe sta-
             ta la mancata consegna dei criminali italiani richiesti dalle nazioni occupate e, più
             recentemente, il culto strumentale della memoria delle foibe, celebrata al di fuori
             del contesto storico che le produsse come “reazione” ai crimini italiani durante
             l’occupazione.

             74  FILIPPO FOCARDI, Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della se-
                conda guerra mondiale. Bari, Laterza, 2013, pp. 179-190; ERIC GOBETTI, L’occupazione
                allegra. Gli italiani in Jugoslavia 1941-1943, Roma, Carocci, 2007, pp. 174-176.
             75  Si tratta di una revisione di giudizi che non ha colpito solo l’Italia ma anche nazioni dalla
                posizione assai più definita storicamente come ad esempio la Polonia, della quale si è messa
                in luce la politica estera di fiancheggiamento alla Germania in quel sovvertimento dell’equi-
                librio est-europeo del quale sarebbe poi rimasta vittima nel 1939. Vedi: MARCO PATRI-
                CELLI, Lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra. Torino, UTET, 2004;
                ALAN J. TAYLOR, Le origini della Seconda Guerra Mondiale, Bari, Laterza, 2006.

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