Page 100 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
P. 100

98                              Missione in siberia

                 in chissà quale magazzino.
                    Gli  ufficiali  festeggiarono  assieme  ai  colleghi  del  Regio  Esercito  e  della
                 Regia Marina presenti a Tien-Tsin l’abbandono definitivo delle detestate divise
                 austriache, del resto assai malridotte, con un banchetto all’Hotel Imperial.
                    Il Distaccamento contava ora 2.500 uomini, di cui 1.600 trentini e 900 giu-
                 liani e adriatici.
                    Anche le barracks non erano sufficienti però per un tale quantitativo di uo-
                 mini, e divenne necessario rinviarne 250 a Shan-Hai-Kuan sotto il comando
                 del capitano Bazzani, e 500 a Pechino, sotto il capitano di corvetta Varalda
                 comandante del distaccamento della Regia Marina che proteggeva la legazione
                 italiana nella capitale.

                    Nella primavera 1918 il tempo in Cina passava, e tuttavia il permesso da
                 Roma per arruolare gli irredenti non arrivava; il maggiore Manera decise allora
                 di iniziare comunque l’addestramento degli uomini. Organizzati in compagnie
                 di 200 uomini, gli Irredenti furono sottoposti dal maggiore ad un intenso ad-
                 destramento formale teso a ridare loro l’abitus mentale e l’aspetto dei soldati.
                 Una compagnia a turno venne addestrata alle armi con 200 fucili prestati dai
                 francesi.
                    Il limbo nel quale gli uomini erano confinati, né soldati, né civili, né liberi,
                 né prigionieri, cominciò però a dare luogo a qualche inconveniente: alcuni ir-
                 redenti, infatti, cominciarono a chiedere insistentemente quando sarebbero stati
                 trasportati in Italia. Manera rispose spazientito che, data la situazione, più facile
                 sarebbe stato andare sulla Luna. La battuta non era priva di ragioni, dacché in
                 quel momento tutte le navi dell’Intesa erano impiegate a rifornire dall’America
                 il fronte europeo, ma essa certo non dovette piacere a uomini lontani da casa
                 dall’estate 1914 .
                                177
                    Quando nell’aprile 1918 100 fra i più anziani e meno in salute degli irredenti
                 furono imbarcati per l’Italia sul piroscafo americano Sheridan, cominciarono a
                 serpeggiare nel Distaccamento i primi palesi umori .
                                                                178
                    Alcuni infatti non avevano intenzione di combattere in Siberia e pretende-
                 vano per aver rifiutato tale proposta di essere di conseguenza considerati dei
                 semplici civili, e rimandati a in Italia senza indugio con il primo mezzo disponi-



                 177  Diario di Antonio Macchio, Centro Diaristico Nazionale di pieve S. Stefano.
                 178  I componenti di questo contingente rientrarono effettivamente in Italia nelle settimane successi­
                    ve, rivestiti in divisa americana. Essi compirono l’ultima parte del viaggio in compagnia del 1°
                    Corpo americano di Sanità in trasferimento sul fronte italiano, nel quale si trovava anche Ernest
                    Hemingway.


                                                                            capitolo quarto
   95   96   97   98   99   100   101   102   103   104   105