Page 98 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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compiuta dai cecoslovacchi con la creazione della Legione Ceca, dimostrando
l’entusiasmo degli italiani irredenti per la loro Patria riconquistata e riducendo
fortemente in vista dell’invio di un contingente in Siberia il sacrificio di uomini
in un teatro tanto lontano.
L’idea ebbe buon accoglimento da parte del Capo di Stato Maggiore del-
l’Esercito Armando Diaz, che anzi indicò lo stesso Filippi di Baldissero come
deputato a rappresentare l’Italia presso il consiglio delle potenze dell’Intesa che
si sarebbe insediato a Vladivostok per sovrintendere alle operazioni.
Diaz al tempo stesso accondiscese che il contingente italiano venisse impie-
gato sotto il comando giapponese, che aveva autorità dal Bajkal a Vladivostok,
e non sotto quello congiunto franco-ceco della Siberia-Transbajkalia.
Il contingente sarebbe stato formato in massima parte dagli ex-prigionieri
liberati, ai quali sarebbe stata posta la scelta fra l’arruolamento nel contingente
in Estremo Oriente o il rimpatrio in Italia, quando possibile, come civili.
Oltre agli irredenti il contingente sarebbe stato composto anche da alcuni
reparti di diversa provenienza: una sezione di artiglieria da montagna, con 2
pezzi da 65/17 e 3.000 colpi, sarebbe stata fornita dal 1° Reggimento di arti-
glieria di Torino, mentre a Massaua sarebbero state imbarcate una compagnia di
fanti dell’85° reggimento e la IIˆ sezione di mitragliatrici con 200.000 colpi. In
totale: 14 ufficiali, 167 artiglieri, 35 genieri, 404 fanti.
Il contingente sarebbe stato accompagnato dalla 159ª sez. di Carabinieri Re-
ali di Napoli, composta da 50 elementi, oltre che da 25 ufficiali e 50 graduati per
l’inquadramento degli Irredenti. Alla spedizione venero assegnati 3.000 fucili e
1.000.000 di cartucce.
Da Tokyo Filippi di Baldissero aveva richiesto anche l’invio di due aeroplani
e di alcuni apparecchi fotografici dato che, in base alle informazioni di Manera,
fra gli Irredenti c’erano anche due aviatori. La richiesta non venne esaudita,
ma ciò non valse a diminuire la fiducia dell’ufficiale nella buona riuscita della
Missione: con un impiego di forze contenuto l’Italia avrebbe potuto mostrare
la bandiera in un teatro lontano ma pieno di prospettive. Al tavolo della pace la
partecipazione alla spedizione in Siberia sarebbe stato un pegno di valore molto
maggiore alle risorse impiegate.
La forza di spedizione, alle dirette dipendenze del Ministero della Guerra
salpò da Napoli il 20 luglio 1918 nella più grande riservatezza, senza far trape-
lare alcuna indiscrezione non solo ai giornali ma persino agli Alleati.
Lo stesso generale Nicolis Di Robilant, rappresentante italiano al Consiglio
Interalleato di Parigi, ancora il 9 agosto 1918 rispondeva in modo interlocuto-
rio, e non senza imbarazzo, alle richieste dei francesi che volevano conoscere se
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