Page 133 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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            grande abilità una difficile ed assidua opera di mediazione tra i contrastanti interessi
            delle potenze, mantenendo un delicato equilibrio, senza inimicarsi né la Grecia
            né la Turchia.
                 Tuttavia se  la  flotta  italiana negli  anni  1875-80 era considerata la  terza del
             mondo  dopo  quella  inglese  e  francese  e  le  corazzate  Duilio  e Dandolo  erano
            giudicate le migliori sino ad allora realizzate dalle marine più avanzate, nondimeno
            negli anni successivi, essa visse  un certo declino e al tempo della crisi di Creta era
            precipitata al  settimo  posto,  superata  anche  da  Germania,  Russia,  Stati  Uniti  e
            Giappone. Non solo, in quegli anni anche i giudizi  all'estero sulla sua efficienza
            erano  tutt'altro  che  lusinghieri,  sia  in  Gran  Bretagna,  che  in  Germania  o  in
            Austria-Ungheria. Solo la Francia aveva un'opinione più favorevole della consistenza
             e della capacità della flotta italiana (26).
                 Nonostante ciò, nessuna potenza obbiettò all'assunzione da parte dell'ammiraglio
             Cane varo  della  direzione  della  squadra  internazionale,  anzi  egli  poté  godere
             dell'appoggio incondizionato dei propri colleghi per tutto il periodo in cui rimase
            a  Creta, Pur in situazioni che non sempre erano di accordo unanime sulle scelte
             da compiere  o  sulle  soluzioni  da adottare,  anzi  talvolta erano di  vero e proprio
             dissenso.  Ne  abbiamo  conferma,  tra  le  molte  attestazioni  ufficiali  di  stima,  in
             particolare dell'ammiraglio francese Edouard Pottier (27), anche di come l'ammiraglio
             Robert  H.  Harris,  comandante  della  squadra britannica  ebbe  a  rispondere  al
             Primo Lord del mare Goshen, che gli domandava "come andava che sei ammiragli,
             e di paesi diversi, riuscivano ad intendersela così bene", .. , "dipende tutto dall'abilità
             del  decano!"(28).  CAustria  infine  teneva  in  tale  considerazione  Canevaro  che  lo
             candidò - come abbiamo visto - alla carica di  governatore dell'isola.
                 La questione di Creta rappresentò per l'Italia un caso esemplare dell'impiego
             del potere marittimo come fattore essenziale di  conduzione della politica estera.
                 Riprendiamo dal Gabriele:
                 "Non è  sempre  necessario  che  un  potere  marittimo,  per  essere  usato  con
             successo,  sia  costituito  da  una  potenza  navale  superiore.  Un  potere  complessi-
             vamente  inferiore  può  pervenire  alla  superiorità concentrando la  sua  forza  nel
             luogo  e  nel  tempo  voluti  quando  altri,  superiore  in  assoluto,  non  possa  o  non
             voglia  fare  altrettanto.  La  fattispecie  storica  di  cui  si  tratta  ne  è  una  conferma
             poiché la condizione di  relativa decadenza della Marina italiana non le impedì di
             presentarsi nelle acque  di  Creta spiegando una forza  navale più consistente delle
             aliquote  inviate  dalle  altre  nazioni,  e  di  assumervi  una  posizione  di  leadership,
             poiché la scelta politica effettuata dal governo lo richiedeva (  ... ). Su un palcoscenico
             mediterraneo che attirava l'attenzione di tutti, Roma ebbe la possibilità di mettere
             in mostra il potere marittimo nazionale, esibendo le navi della flotta ed assumendo
             la  guida del potere navale  europeo  presente  con l'ammiraglio  Canevaro.  La  sua
             presidenza del consiglio degli ammiragli non dipese dal caso, o soltanto dal grado,
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