Page 136 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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Appendice 1

                           Comando in Capo della Squadra Attiva

         Riservato N.  1658                                 Suda,  lì 10 ottobre  1897



         Oggetto:  Miei convincimenti sulla via da seguirsi nella questione cretese.

                                        A sua  Eccellenza  il  Ministro degli Affari  Esteri
                                                                            ROMA



              A  compimento  del  desiderio  verbale  espressomi  da  V. E.  ho  l'onore  di  qui
         esporre sommariamente quali  sono  i miei  convincimenti riguardo al  presente ed
         al  prossimo avvenire  della questione cretese.
              Un definitivo assetto delle cose in Creta è altamente imposto dalla situazione
         del  paese, è vivamente reclamato dalla  popolazione e dagli  interessi  delle  Grandi
         Potenze e più particolarmente dell'Italia.
              Corde troppo tese si spezzano; situazioni anormali prolungatesi oltre misure
         definite finiscono  per sopraffare,  per  quanta energia,  buona volontà e  prudenza
         si  ponga nel fronteggiare gli  eventi.
              Al  presente,  questa  è  la  condizione  dell'isola  infelice:  anarchia  e  licenza
         all'interno,  dove la  pOlJOlazione cristiana,  non tenuta in  freno da alcuna autorità,
         offre  lo spettacolo  di  sanguinosa  lotta  fratricida.  Miseria  nelle  città,  dove  la
         popolazione  musulmana  agglomeratasi,  si  dibatte  nelle  strettezze,  conscia  che  i
         campi non seminati, gli attrezzi perduti, il  bestiame rubato, le addurranno domani
         la  carestia. Disagio pei cristiani fuggitivi all'estero, ai  quali  otto mesi di  esilio e le
         aziende interrotte rendono imperioso il  ritorno ai  focolari  abbandonati.
              L'autorità  turca  locale,  ormai  incompatibile  col  nuovo  stato  di  cose,  vive,
         senza credito e senza mezzi, di espedienti, non d'altro preoccupata che di procacciare
         illecito vantaggio all'elemento  musulmano e di  creare segreti  imbarazzi, ove  non
         sia il caso di opporsi palesemente, alle benefiche misure, che nell'interesse comune
         vengono imposte dall'autorità internazionale.
              Questa,  per  quanto  la  riguarda,  ha  raggiunto  il  compito  suo  di  assicurare
         nelle città e nelle zone, da essa occupate, la  tranquillità e la sicurezza pubblica.
              Ma  per  quanto  buon  volere  essa  metta,  energia  e  fatica  essa  spenda,  non
         può, di fronte al limitato numero delle sue truppe, all'odio profondo che intercede
         fra gli elementi della popolazione, al  nessun aiuto che le viene dall'autorità civile
         e militare ottomana, impedire che fatti  isolati  di sangue alle  volte si  producano,
         a  reprimere  i  quali,  mentre  essa  è  relativamente  armata  contro  i  musulmani
         provocatori,  è  sgraziata mente  impotente  contro  i cristiani  della  montagna che
         sfuggono al  suo controllo.
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