Page 142 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LA CRISI DI CRETA - IL CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO (1897-1899) 133
Nel mese di settembre, i Gabinetti delle potenze europee, su richiesta del
consiglio degli ammiragli, intimarono il ritiro dall'isola delle truppe turche,
attuando i provvedimenti necessari per ottenere ciò anche con la coercizione,
ove fosse stato necessario; e per imporre lo sgombero delle forze del sultano, i
contingenti internazionali furono rinforzati con nuove truppe, fino ad avere
quattro battaglioni per ogni nazione. Cltalia inviò il Il battaglione del 49° fanteria
(comandante il maggiore Pisanelli) e il II battaglione del 93° fanteria (comandante
il maggiore Pallotta) che giunsero a Creta ai primi di ottobre. Con l'accrescersi
dei reparti presenti sull'isola, il Ministero della Guerra ritenne opportuno, per
ragioni di disciplina e di impiego, riunire i quattro battaglioni sotto un unico
comando, che funzionasse agli ordini dell'ammiraglio comandante in capo le
Forze Navali italiane in Levante. Fu cosÌ costituito il Comando Superiore delle
R. Truppe italiane in Creta, con attribuzioni analoghe ad un comando di
brigata, retto dal colonnello Crispo.
In complesso, l'Italia aveva inviato a Creta circa 2.600 uomini.
Dopo la partenza delle truppe ottomane, avvenuta nel novembre 1898, si
presentò il problema del governo da dare all'isola. Mentre le diplomazie europee
erano al lavoro sulla spinosa questione, spettava al consiglio degli ammiragli della
flotta internazionale il compito di assicurare il mantenimento dell'ordine a Creta,
e quello di avviare subito il funzionamento di un'amministrazione civile nel paese.
Questo mandato fu delegato, dagli ammiragli, ai comandanti dei rispettivi settori,
con ogni larghezza di attribuzione e pienezza di potere, indispensabili in una
situazione di vacanza di autorità civile. Il settore affidato agli italiani fu il più
difficile di tutta l'isola, a causa della configurazione topografica, caratterizzata da
un'orografia tormentata e da scarse vie di comunicazione, e dell'indole bellicosa
degli abitanti. Le province occidentali, infatti, erano state sempre il focolaio della
ribellione al dominio turco.
Gli ordini emanati dal Comando Regie Truppe in Candia, per la costituzione
e il funzionamento dell'amministrazione civile e militare nel settore di competenza,
ordini di cui non era prevedibile l'efficacia nella consapevolezza della complessità
della situazione, miravano ad ottenere risultati in numerosi campi.
Innanzitutto occorreva giungere ad un efficace servizio d'ordine pubblico, da
curare meticolosamente, anche attraverso l'illuminazione notturna, affidato non
solo ai Carabinieri Reali ed alle Guardie civiche, ma anche a tutte le truppe presenti
sul territorio, perché questo fosse tenuto completamente sotto costante controllo.
Accanto alle disposizioni per l'ordine pubblico, furono specificate le procedure da
adottare per i reati gravi e quelli minori.
Era necessario inoltre, pervenire ad un regolare servizio di corrispondenza
all'interno della zona d'influenza dei comandi italiani, al fine di rendere efficienti le
comunicazioni - e quindi l'azione di comando - specialmente in caso di urgenze.
Occorreva riservare una particolare attenzione ai servizi amministrativi e
finanziari (dogane e decime), affinché fossero evitati soprusi e combattuto il