Page 235 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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dell'Italia pregiudicata dagli errori governativi. Rivolto ai banchi del governo, il
politico piemontese non poté trattenersi da una delle sue abituali critiche pungenti
in merito alle contraddizioni più volte ripetute e ai tentativi di Pelloux di giusti-
ficare, in modo invero piuttosto maldestro, le differenze di posizione tra i suoi due
governi: "Quando un capo di Governo parla di onore e dignità della nazione, non
gli è lecito fare delle sottigliezze!,,(35). I.;intervento di Giolitti convinse Barzilai, alla
ricerca dei voti dei liberai-democratici, a correggere l'ordine del giorno eliminando
dal testo il riferimento al Libro Verde ma mantenendo la richiesta di un chiarimento
sugli opposti indirizzi di politica estremo-orientale. A quel punto, Pelloux chiese
sull'ordine del giorno un voto di fiducia. Dinanzi a una presa di posizione così
energica, si concluse il dibattito con le dichiarazioni di voto. Intervennero Bonin
per la destra rudiniana, Fortis per la sinistra crispina e Fortunato per il centro
sonniniano, tutti a favore del governo, seppure con differenze talvolta anche stridenti.
I rudiniani apprezzavano la scelta attuale del governo, che respingeva l'avventura
coloniale; Alessandro Fortis vedeva nella penetrazione commerciale un rilancio della
politica di potenza del Crispi: "Noi abbiamo voluto semplicemente che l'Italia non
si appartasse dal movimento che porta le altre nazioni Europee verso l'Estremo
Oriente e questo concetto continuerà, io ritengo, ad informare la politica italiana,,(36);
il centrista Giustino Fortunato infine, pur dichiarandosi contrario all'ordine del
giorno dell'estrema sinistra, criticava il contestuale voto di fiducia richiesto dal
governo. Per quanto riguarda gli altri gruppi, Giolitti non volle forzare lo scontro
ed evitò di schierarsi con le opposizioni sul tema della fiducia, dichiarando la sua
astensione; tuttavia egli non risparmiò al governo un'ennesima critica: "Debbo
notare con gran dolore" disse durante la dichiarazione di voto l'ex Presidente del
Consiglio "la confusione estrema che regna in quest'Aula per quanto si attiene alla
politica estera. Abbiamo sentito i difensori più decisi della politica coloniale e gli
avversari più accaniti di questa politica trovarsi d'accordo nell'approvare la politica
del Governo ( ... ) Sono due giorni che il Governo spiega, e appunto dopo tali
spiegazioni non se ne capisce più nulla"(37). Per l'estrema sinistra prese la parola il
socialista Andrea Costa con un durissimo attacco al governo in tutte le sue espressioni:
"Votiamo contro il Governo per la sua politica estera e per la sua politica interna.
La sua politica estera è spavalderia e umiliazione; la sua politica interna è reazione;
i due termini si conciliano!"(38). I.;esito della votazione, scontato, vide l'ordine del
giorno Barzilai respinto per 168 voti contrari contro 54 favorevoli (tra i quali
alcuni membri della maggioranza quali Bonacci e Carlo Di Rudinì) e 21 astenuti
(in pratica tutto il gruppo Giolitti-Zanardelli).
Nei mesi successivi la Camera concentrò la sua attenzione sul braccio di ferro
tra la maggioranza e le opposizioni e sull'ostruzionismo dell'estrema sinistra contro
l'ennesimo tentativo autoritario di Pelloux. Ormai impossibilitata a deliberare, la
Camera venne sciolta dal monarca e furono indette nuove elezioni, che vennero
convocate per il 3 e il 10 giugno 1900, quasi contestualmente al precipitare degli