Page 239 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
P. 239
230 MARCO CUZZI
ingranaggi di un'avventura. Ma con una siffatta ipotesi, si farebbe troppo onore
al suo cervello"(53). Ma come spesso accadeva, chi meglio riassunse le posizioni e
le scelte socialiste sull'intera vicenda fu Filippo Turati, che dalla sua "Critica Sociale"
tracciò la linea su cui si sarebbero attestati i suoi compagni di partito e persino i
suoi alleati repubblicani e radicali: 'TEstrema Sinistra ( ... ) appunto per il senso,
che la punge, della propria responsabilità politica e parlamentare non volle, allo
stato delle cose, mettere al muro il Ministero e provocare un volo della Camera
sulla questione dell'intervento in Cina; perché, nella presente condizione degli
animi, sotto il colpo della notizia degli eccidi di Pechino etc., quel voto avrebbe,
assai probabilmente, autorizzato ed incoraggiato il Governo a fare assai più e assai
peggio di ciò che, dalle dichiarazioni di Sal'acco e di Visconti-Venosta, sembrava
disposto a fare; e questo, parlamentarmente e nell'interesse della patria - se non
del partito - sarebbe stato, più che un errore, una colpa; più che una colpa, un
delitto" (54). Ancora più esplicito si dimostrò Claudio Treves: "Se gli avamposti
della civiltà europea in Cina, le sentinelle avanzate degli scambii, i fondatori delle
case di credito, i costruttori delle ferrovie e dei telegrafi, gli esportatori del vapore
e della elettricità, gli agricoltori e gli industriali, cadendo sotto il lungo coltello
dei boxer, hanno reclamato dall'Europa i soccorsi o la vendetta - qui s'intende
che la vendetta non significa altro che la prevenzione civile ed organizzata contro
la temuta violenza di aggressioni future - sarà difficile alla solidarietà europea di
restare del tutto inerte; la formula: né un uomo né un soldo apre una parentesi
per accogliere qualche eccezione" (55). Privi delle incertezze socialiste ma non delle
perplessità circa un'involuzione coloniale di una vicenda che doveva limitarsi a
mera opera di polizia, i radicali appoggiarono da parte loro una spedizione della
Regia Marina: "Nessuno si può opporre ragionevolmente che l'Italia mandi in
Cina tre o quattro navi da guerra, sia per proteggere i nostri infelici connazionali
od altri europei scampati alla strage, sia per esigere la punizione degli assassini ed
una indennità adeguata alla famiglia degli assassinati: ma un'azione diversa da
questa ( ... ) questo poi no" (56) . Infatti, la posizione radicale si sarebbe affiancata
a quella socialista allorquando il governo decise di inviare con le navi anche un
corpo militare, considerato dagli eredi di Cavallotti come il segnale della volontà
conquistatrice del gabinetto Sat'acco, assai lontana dagli intendimenti delle origini(57).
Al confronto tra estrema sinistra e governo si sovrappose l'ennesimo duello
tra liberali e cattolici. La linea dell'opposizione cattolico-moderata poteva essere
riassunta dai velenosi e quasi truculenti corsivi dell'''Osservatore cattolico", il
quotidiano della curia milanese: "Bisogna dunque rendersi ben conto dello stato
delle cose quando si ragiona di importazione di civiltà europea nella Cina e chiedersi
che civiltà intenda l'Europa importarvi e se lo stato di civiltà cinese sia tale da
accogliere quell'importazione e da scomparire davanti alla novella civiltà. ( ... ) Ma
( ... ) la civiltà europea non è già quella civiltà dal giovane sangue, vergine, immacolato
che possa rinsanguar un corpo già incadaverito prima di morire, ma è una civiltà