Page 417 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LA MISSIONE AERONAUTICA ITALIANA IN ARAIIIA SAUDITA (l935-1~) 407
Ciccu preparò anche un lungo studio sul futuro assetto dell'aviazione saudita.
Fin dall'estate 1936 infatti l'ufficiale aveva concordato, durante un colloquio a
Taif con il principe Feysal e il Ministro Soleiman, il potenziamento della scuola
in funzione del reclutamento di dieci nuovi piloti. Sotto il profilo infrastrutturale
questo avrebbe comportato la costruzione di un edificio in muratura per le esigenze
didattiche e amministrative: furono cosÌ approntate l'aula per le lezioni teoriche
ed alcuni uffici. Sotto il profilo organizzativo, Ciccu discusse con Soleiman l'acquisto
di cinque nuovi Ca. l 00, la pavimentazione dell'hangar, l'illuminazione elettrica
degli edifici ma anche una linea aerea Ryad-Gedda. Sfruttando il Ramadàn, Ciccu
concretizzò lo studio in oltre trenta pagine scritte, trattando il bilancio e i fabbisogni
della scuola per poco meno d'un biennio (21 mesi); lo scopo, le norme di
concorso e l'inquadramento dei corsi; le norme per la concessione dei brevetti di
primo e secondo grado. "Il lavoro è stato lungo e faticoso", commentava l'autore,
"particolarmente per la traduzione, mancando nella lingua araba i vocaboli tecnici
corrispondenti al testo italiano, per cui è stato necessario ricorrere spesso a degli
artifici per poter presentare il testo arabo in forma chiara e corretta"(86). Proseguendo
in questa direzione, sotto la direzione di Ciancio si pensò ad attrezzare un campo
di fortuna ad Acera(87). Il 27 marzo 1937, alle 10,20, giunsero infine gli altri due
Ca.10lbis promessi, gli I-ABCI ed I-ABCK, dotati di radio trasmittente A.200 e
ricevente AR.5, il cui arrivo era stato nuovamente ritardato dalla difficoltà di
ottenere i necessari permessi di sorvolo: per ragioni di opportunità il volo venne
effettuato mantenendo le insegne della compagnia di bandiera Ala Littoria(88).
L'accresciuta c1otazione permise di proseguire l'addestramento dei piloti sauditi
che, per ragioni di prudenza legate alla disponibilità di una sola macchina, si era
dovuto arrestare alla vigilia del decollo come solisti Ul9 ). Secondo Cori Savellini,
sotto il profilo della navigazione il deserto arabo era "di gran lunga pitl difficoltoso
di quello libico", tanto che i piloti sauditi chiedevano di approfondire proprio
questa materia(90).
Nell'ottobre j 936, in occasione della promozione dei piloti al grado di tenente,
con relativo aumento di stipendio, apprendiamo che questi ultimi vestivano "la
divisa kaki di ufficiale aviatore italiano con copricapo saudiano"(91). Per maggior
differenziazione Ciccu propose di adottare, oltre alle stellette a cinque punte
utilizzate dalle Forze Armate saudite per indicare il grado, la sciarpa nel colore
nazionale verde (anziché azzurro) e l'ala dorata sulle spalline, al posto dello
scettro allora in uso in Italia pcr gli ufficiali piloti(92).
La prima revisione del materiale, nonché la riparazione di un Ca.1 00 danneggiato
dal pilota Dia a Gedda, fu programmata per il periodo di Ramadàn, durante il
quale le regole islamiche impedivano ai piloti locali di volare o svolgere qualsiasi
lavoro(93). Il la VOl'O ricadde pertanto interamente sui quattro uomini della missione,
risultando particolarmente gravoso ed aggravato dall'indisponibilità di una completa
dotazione di ricambi e materiali di consumo. Nel giugno 1937, ad esempio, l'attività
di volo si arrestò per mancanza di lubrificantc, il cui approvvigionamento spettava