Page 418 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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al maggiore saudita Said: una mancanza già verificatasi, secondo testimoni, in passato
e risoltasi definitivamente solo in settembre(94). Anche il Ramadàn del 1937 fu impiegato
per la revisione annuale degli apparecchi, ed in particolare degli I-ABCI ed 1-
ABCK che non avevano volato dopo il loro arrivo: nonostante le carenze tecniche,
al vecchio I-ABCC fu sostituito l'intero carrello(95). Talvolta, come avvenuto nel
dicembre 1937 per il Ca.100 MM.56194 incidentatosi a Taif nell'estate 1936
pilotato da Dia Eldin Khalid, le riparazioni maggiori vennero effettuate presso le
officine italiane in Africa orientale(96).
L'ambiente era piuttosto disagiato, ed il personale viveva in condizioni
estremamente dure, inducendo i capi missione a interessarsi più volte - nei modi
suggeriti dalla personale sensibilità e psicologia - presso le autorità diplomatiche
e militari italiani per ottenere sistemazioni migliori o indennità maggiori con le
quali procurarsi un maggior conforto(97). Come in altre località extraeuropee, era
consigliabile la precauzione di bere solo acqua imbottigliata (nel -1938 Ciccu giunse
ad approvvigionare tramite Massaua acqua minerale "di Ciampino", l'odierna
Appia, al costo di una lira a bottiglia), evitare la frutta e le verdure crude (98).
Anche così, tuttavia, varie forme di malattia erano possibili: dopo la precipitosa
partenza di Tempesti, anche il sergente Mazzi si era ammalato ma (come sarebbe
pitl avanti avvenuto con lo stesso Ciccu) era dovuto rimanere sul posto fin quando
con il Ca. 1 01 non giunse il personale sostitutivo. I rapporti descrivono le malattie
come "soliti disturbi intestinali", "febbri malariche", "anemia tropicale", "debolezza
generale e forte emicrania", "febbre reumatica", "dispepsia", nonché almeno un
caso di "otite media bilaterale purulenta". Complessivamente le condizioni di
vita, definite "primitive e dure" in un telegramma del 7 luglio 1937(99), erano tali
da richiedere un avvicendamento del personale assai più veloce dci normale: il
problema del rimpatrio dei quattro specialisti giunti nel novembre 1936 iniziò ad
esempio a porsi dopo appena otto mesi(IOO). Secondo Gori Savellini, nell'agosto
1938 gli specialisti erano alloggiati in una casa "molto modesta e sfornita di qualsiasi
confort moderno e per giunta situata in zona malarica" (IO I). Per compensare, sia
pure retroattivamente, tali condizioni disagiate, il personale rientrante ricevette
ordinariamente un encomio da iscriversi nelle carte personali e la proposta di
avanzamento a scelta. A tutti comunque andò la gratitudine saudita, espressa
attraverso il dono del costume tradizionale arabo con gal dorata, mescla nera,
sumada in lana bianca ricamata a colori.
Tra le difficoltà ambientali vi era anche quella di evitare che attorno alla
missione si scatenasse una lotta occulta tra le potenze europee interessate ad influire
sulla politica saudita. Ciccu dovette pertanto prestare grande attenzione alle voci,
anche fantasiose, che attribuivano all'Italia ogni genere di colpe o intenzioni
negative: in prima fila tra gli agitatori vi era l'inglese Philby, che nel 1928 aveva
agito quale intermediario nell'acquisto di velivoli inglesi. Qualche difficoltà
veniva anche dagli stessi piloti, alcuni dei quali non erano sudditi sauditi e nutrivano
pertanto proprie idee sulla situazione politica del paese e la linea da seguire: nel
tardo 1937 lo stesso Suleiman convenne con Ciccusulla necessità che eventuali